Londra«Non è certo la migliore competizione al mondo». Più che un eufemismo, Rafa Benitez faceva esercizio di pragmatico realismo quando mercoledì sera parlava dell'Europa League. La prossima cornice Uefa del Chelsea dopo la prematura eliminazione dalla Champions League. Non era mai successo, da quando esiste questa formula, che la detentrice uscisse così presto dal salotto nobile della coppa. Per trovare dei precedenti, bisogna risalire alla vecchia coppa Campioni e sempre con gli inglesi interessati (Nottingham e Liverpool). Un primato negativo che segue di 24 ore un altro record poco invidiabile, firmato dal Manchester City: nessun altro club inglese aveva salutato l'Europa che conta senza una sola vittoria. Un flop condito dalle sconfitte nell'ultima giornata di Manchester United e Arsenal (rispettivamente contro Cluj e Olympiakos), eppure qualificate.
Inghilterra dimezzata, Chelsea in ginocchio. Ironia della sorte, nella sua miglior serata dall'inizio della stagione che coincide con il primo successo di Benitez sulla panchina di Stamford Bridge. Inutili i sei gol rifilati al Nordsjaelland, irrilevante la doppietta di Fernando Torres, una vera rarità da queste parti. Superflua per scongiurare quell'epilogo, ampiamente annunciato. Alla Juventus bastava un pari contro lo Shakhtar per assicurarsi la qualificazione, ed è tornata da Donetsk addirittura con una vittoria che vale il primo posto. E che fa scivolare il Chelsea nel torneo minore targato Uefa. Un premio di consolazione che tra qualche mese rischia però di rivelarsi un fastidioso supplemento di viaggi internazionali. Fatali ai Blues le due sconfitte esterne in Ucraina e a Torino, ultima tappa di Roberto Di Matteo dopo il favoloso exploit dell'ultimo finale di stagione.
Sono trascorsi appena 200 giorni dal trionfo di Monaco, ma sembra un'era glaciale. E a breve il Chelsea è atteso dal mondiale per club, in rappresentanza di quel calcio europeo che lo ha appena bocciato. Paradossi di un calcio con partite a ciclo continuo che fagocitano con la stessa voracità tonfi e trionfi. Come quello che potrebbe premiare per la seconda volta Benitez, campione del mondo (da subentrato) come già ai tempi dell'Inter post-Mourinho. Una fortunata coicidenza, forse decisiva nell'accettare quel contratto a termine, con scadenza ravvicinata (giugno 2013). Un tecnico di passaggio alla guida di una squadra in transizione, tra passato e presente, lacerata da voci di addii illustri (Frank Lampard e Ashley Cole).
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