Berlusconi disegna il futuro "Un Milan giovane e italiano"

Il presidente indica la via: "Voglio ragazzi del nostro vivaio e magari azzurri". In Lega caffè Galliani-Agnelli, ma è guerra

Berlusconi disegna il futuro "Un Milan giovane e italiano"

Promosso a pieni voti il mercato di Galliani: ha contribuito a rendere sempre più riconoscibile il Milan italiano chiesto dal suo presidente per preparare il futuro. Silvio Berlusconi, tornato ieri all'ora di colazione a Milanello, ha usato un'espressione lusinghiera per il lavoro svolto dal suo ad: «Mi pare che sia stato usato bene il mese di gennaio durante il mercato di riparazione». E i sei nuovi arrivati a corte, da Cerci fino a Destro, corrispondono esattamente all'identikit tracciato dal patron rossonero. «Vogliamo un Milan italiano, giovane, possibilmente del giro della Nazionale, possibilmente proveniente dal nostro vivaio» le caratteristiche ripetute durante il pranzo con gli investitori di Pubblitalia presenti a Milanello, poi presentati anche alla squadra. «Sono questi signori che ci consentono di pagare il vostro stipendio» la battuta del presidente. Che si è poi intrattenuto con i nuovi arrivati («avete tutti delle facce sincere»), e fatto i complimenti a qualche esponente più datato del gruppo, per esempio Christian Zaccardo, cui sono andati i complimenti per la prova disputata contro il Parma («ti sei fatto trovare pronto, bravo»). Il siparietto finale è stato dedicato a Mattia Destro, il centravanti che ha ricevuto molte coccole e qualche suggerimento telefonico prima del suo debutto in maglia rossonera. «Sono molto contento che tu sia qui» è stato il giudizio conclusivo che ha cestinato qualche pettegolezzo sull'arrivo dell'attaccante romanista.

Nessun cenno pubblico, invece, alla vicenda Juve-Milan e alla successiva polemica tra Galliani e Andrea Agnelli che ha vissuto la seconda puntata nei saloni della Lega calcio dove si è svolta l'assemblea della serie A, sconvolta dallo tsunami della registrazione di Lotito. Qui i due duellanti hanno salvato le apparenze. Si sono salutati, insieme hanno bevuto un caffè, come ha tenuto a informare la platea dei cronisti il presidente del Genoa Preziosi. Di sicuro, in quel brevissimo faccia a faccia (non c'è stato un cronometrista ufficiale), i due esponenti di Juve e Milan non hanno riaperto il contenzioso sulla produzione delle immagini televisive delle partite. Sotto sotto è rimasto il reciproco dispetto: quello di Galliani che si è sentito offeso dal comunicato della Juve e avrebbe voluto le scuse del club bianconero, quello di Agnelli che ha deciso di rispondere per le rime al Milan soltanto dopo la pubblicazione del tweet sulle righe dritte e storte del fuorigioco di Tevez. La battaglia promossa da Galliani sull'argomento però ha ricevuto ieri un riconoscimento ufficiale. Beretta, il presidente della Lega, ha infatti registrato la lettera proveniente dal Milan e girato la pratica alla commissione che dovrà occuparsi di fissare le regole del prossimo triennio. «Di sicuro ho raccolto molti consensi intorno alla mia proposta» la confessione di Galliani ai suoi più stretti collaboratori. Persino la Juve, ai tempi, si dimostrò favorevole a una riforma di questo genere. E d'altro canto, la necessità di affidare a "registi indipendenti" la produzione delle immagini delle 10 partite di serie A correggendo l'attuale normativa (6 registi di Sky, 3 di Mediaset, 1 indipendente), è diventata una necessità da quando Sky (che di recente ha acquistato a prezzi interessanti l'archivio televisivo di Juventus e Roma) è scesa in campo per fare politica.

Quando ci fu l'elezione del presidente federale, infatti, la pay tv di Murdoch schierò i suoi principali opinionisti al fianco di Demetrio Albertini, contro la candidatura poi risultata vincente di Tavecchio. Che la guerra continui lo conferma anche l'ultima intervista di Buffon: «Quella del Milan è una polemica bizzarra perché si è riusciti a litigare su un non errore».

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