dal nostro inviato a Wimbledon
Già, adesso che si fa? Chi l'avrebbe mai detto che un giorno saremmo stati costretti a scegliere tra Federer e un italiano agli ottavi di finale di Wimbledon... Anzi: tra Federer e Berrettini, perché la distinzione in questo caso non è da poco. Matteo è il nostro sogno presente e futuro, ma Roger...
Ci sono milioni di persone nel mondo che oggi pomeriggio avranno solo certezze. Ci sono migliaia e migliaia di appassionati di tennis in Italia (e non solo) che invece saranno presi da dubbi esistenziali, tra ragione e sentimento, tra passione e speranza. E rimarranno lì, nel mezzo, in uno sport che non ammette debolezze. Non c'è pareggio, si sa, e alla fine di un torneo perdono tutti tranne uno. Ma di solito quasi tutti sperano che quell'uno sia ancora lui: Roger Federer. Pensiamoci: potrebbe essere l'ultima volta, quasi sicuramente la penultima che il Re va all'assalto del suo giardino. Arrivando in semifinale potrebbe segnare quota cento nel tabellino delle vittorie negli Slam, e sarebbe il primo a farlo. Conquistando il ventunesimo Major (il nono all'All England Lawn Tennis e Croquet Club) rimetterebbe a +3 Nadal, allontanerebbe le angosce di chi lo vorrebbe vedere immortale e insuperabile. Aggiungerebbe nuovi record alla sua storia incredibile. E dunque: come non si fa a tifare per lui? Però
Già, però c'è Matteo Berrettini, uno che è bastato guardarlo la prima volta negli occhi per capire che aveva il fuoco dentro. Era ancora una bella promessa, ma ragionava già da grande, con alle spalle un coach e un team che hanno fatto di un bravo ragazzo dei Parioli un vero campione. Noi a cercare una Next Gen del tennis, e invece ce l'avevamo già lì. Davanti. Il nostro futuro eroe, perché poi alla fine gli eroi del tennis cambiano, le generazioni si susseguono. Però, Federer...
Già, perfino la nonna di Matteo ha avuto il suo piccolo dubbio. Dopo il match strappato a Schwartzman, lei lo ha chiamato in videoconferenza felice, per dirgli che gli voleva bene, e che «sai, Matteo, quanto sono innamorata di Federer. Però questa volta ti prometto, tiferò per te». Un regalo, perché al cuor non si comanda, soprattutto quando c'è di mezzo un nipote. Ma quanta fatica. Ecco: perché diciamolo - in fondo Matteo è il figlio, il nipote che tutti vorrebbero. Gentile, educato, di talento, impegnato, campione appunto nel gioco e nella vita. E dunque non si può essere che felici che l'italiano contro Roger Federer sul Campo Centrale di Wimbledon sia lui, 23 anni contro quasi 38, al suo primo ottavo in uno Slam contro 65, alla sua prima seconda settimana sull'erba contro le 17 del fenomeno. Sul far della sera saremo lì, a sussultare, divisi tra la testa e il cuore ma con la certezza di poter vincere comunque. Troppo facile? Certo. Ma Matteo, dentro di sé, probabilmente lo capisce. In fondo lo ha detto tra le righe: «Incredibile: quando ero piccolo sognavo di giocare una partita sul campo più bello del mondo contro il mio idolo. Adesso sono qui. Devo provare a batterlo».
Già, provaci Matteo.
Fallo anche per chi ha bisogno di aggrapparsi a te per avere un futuro. E di ricordarsi che il tempo ha le sue leggi, anche se il tifo non le segue quasi mai. Provaci, ma se dovesse andar male non chiedere se saremo felici. Oggi, per i tifosi del tennis, è il giorno più difficile.
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