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Bettiol tra Fiandre e futuro azzurro «Sogno il mondiale»

Pier Augusto Stagi

Il giorno dopo è anche più faticoso del giorno prima. «Ho dormito pochissimo ha raccontato Alberto Bettiol, fantastico leone delle Fiandre -. Poi sono partito via Bruxelles per Firenze, dove ho preso la macchina e mi sono trasferito a Milano per una serie d'impegni. Devo dire che mi sono sentito meglio domenica in corsa, adesso accuso un po' di fatica».

Il fiorentino ancora non si capacita di quello che ha fatto, ma sa bene cosa sarà chiamato a fare nelle prossime settimane. «Ora mi godo questo successo, poi tornerò al Nord per disputare la Freccia del Brabante il 17 e l'Amstel Gold Race il giorno di Pasqua. Correrò anche la Liegi, che forse è un po' troppo dura per me, anche se non è detto, perché mi sto scoprendo anch'io come mi state scoprendo voi. Dopo la Doyenne farò uno stacco e quindi andrò a disputare il Tour de France in appoggio al nostro capitano Rigoberto Uran. E poi... ».

E poi c'è un sogno iridato da preparare: «L'altra sera, subito dopo il trionfo alla Ronde, ho parlato con il CT Davide Cassani. È un sogno iridato che potrebbe prendere forma sul circuito dello Yorkshire, ideale per un corridore con le mie caratteristiche».

E a chi gli fa notare che forse la sua vera fortuna è stata quella di trovarsi al proprio fianco persone che l'hanno fatto crescere con calma e senza esasperazioni, Alberto precisa: «È vero, ho potuto maturare con calma, incontrando sulla mia strada persone come Mauro Battaglini (il procuratore, ndr) e Gabriele Balducci (diesse da dilettante, ndr) che mi hanno aiutato a crescere. Ed è stata una fortuna passare a soli vent'anni in un team professionistico: sono stati proprio Mauro e Gabriele a farmi capire che era più importante fare esperienza piuttosto di conquistare tante vittorie tra gli Under. Invece sono approdato alla Liquigas Cannondale, dove Roberto Amadio e tutto il suo staff sono stati per me fondamentali.

Ho preso tanti schiaffoni che mi hanno fatto bene; ho potuto capire subito che passare da dilettante a professionista non è solo un cambio di categoria, ma si entra in un altro mondo».

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