Di anni settantasette, il colonnello in pensione dell'esercito svizzero, Blatter Joseph, chiamato dagli amici Sepp, è il presidente della Fifa, sarebbe come l'Onu ma conta più nazioni iscritte dell'Organizzazioni delle nazioni unite (208 contro 193). Herr Blatter si è presentato ai liceali di Oxford con la voglia di spiegare e di divertire, aveva le gote imporporate, forse per i termosifoni del collegio universitario, forse per qualche liquido alcolico che da quelle parti va giù come l'acqua, forse per il fervore e l'eccitazione di trovarsi in mezzo ai ragazzi, abituato come è a presiedere sedute da villa arzilla, i comitati Fifa e affini.
Blatter è uno svizzero ma tiene cuore napulitane, ogni tanto gli va di fare Pulcinella e a Oxford si è messo a recitare, mettendo in scena una sfida tra Messi e Ronaldo. Di quest'ultimo ha imitato la postura che il portoghese tiene in partita: «Come un comandante sul campo». Si è alzato dalla poltrona regale a lui riservata, si è aggiustato la giacca un po' stretta sull'adipe ricco di grassi e si è mosso avanti e indietro come una marionetta, quasi facendo il passo dell'oca, per sottolineare il carattere e lo stile da bauscia o guascone del portoghese del Real Madrid: «Lui rende ricchi i parrucchieri mentre Lionel Messi è un bravo ragazzo, uno che tutte le mamme vorrebbero coccolare come figlio. Sono due buoni giocatori ma io preferisco Messi».
Roba da Processo di Biscardi e invece è tutta roba fresca di Blatter che ormai si muove sparando a raffica pensieri e parole di vario tipo. Ha voluto il mondiale in Qatar, dove d'estate si possono cuocere le uova non sul fuoco ma esponendo la padella al sole, ha espropriato all'Uefa, dunque a Platini, la proposta degli assistenti di porta; idem come sopra ha fatto propria l'assegnazione e la premiazione del Pallone d'Oro che per mezzo secolo era il fiore di France Football, ha introdotto l'occhio di falco, in accordo con gli sponsor più che con le leghe, ha detto testualmente: «Crisi? Quale crisi, il calcio non conosce la crisi», ha aggiunto: «Nel calcio vivono gli schiavi moderni», «Ogni gioco ha sempre un vincitore, in qualunque sport, dunque dobbiamo pensare ad abolire il pareggio», «In Qatar l'omosessualità è illegale? I calciatori dovranno evitare di avere contatti sessuali»; gioca le sue carte elettorali per la ricandidatura alla presidenza dopo aver detto che 75 anni sarebbe stato il limite di età per il ruolo; spinge per la diminuzione delle nazioni europee alla fase finale della coppa del mondo in favore delle africane.
Non è stato oxfordiano proprio nel sito giusto, tanto che a Madrid sono tori furenti già in corrida, Ancelotti si è detto spiazzato e Florentino Perez, presidente del club delle merengues, ha scritto e spedito una lettera di protesta ufficiale. Lo stesso Ronaldo ha risposto seccato: «Ecco la considerazione che ha la Fifa di me, del mio club e del mio paese». Tra l'altro, il clima tra Real Madrid e Barcellona, alla luce anche dell'ultimo clasico e dell'arbitraggio, non si dovrebbe prestare a ulteriori provocazioni ma se queste arrivano addirittura dal capo dello Stato mondiale del football allora trattasi di autogol, oltre che di gaffe goliardica in tutti i sensi.
Ma Joseph Blatter è astuto e potentissimo, è riuscito a restare ai margini di affari di corruzione che hanno riguardato il suo governo, si è permesso, per la prima volta nella storia di un mondiale, di non consegnare la coppa al vincitore, per fortuna è accaduto a noi, nella notte magica di Berlino, senza nemmeno una lettera di scuse al presidente Abete. L'Italia gli servì moltissimo nel mondiale del '90 durante il quale si divertì con i piaceri e i privilegi che gli vennero concessi.
Giudica italiani o francesi, inglesi o spagnoli, secondo sito di conferenza ma di tutti ha un pensiero marginale, ha qualche preferenza, di lingua e di mentalità, per i tedeschi.
Adesso riuscirà a spiegare e a convincere i cortigiani di essere stato frainteso (ha già mandato le scuse ufficiali), Messi e Ronaldo sono due campioni, il calcio ha bisogno di loro. In verità il calcio non ha più bisogno di Blatter.
E così l'esercito svizzero.
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