Il Bologna ferma l'Inter, non De Boer

Perisic risponde a Destro. L'olandese toglie Kondogbia dopo 28' e conquista San Siro

Il Bologna ferma l'Inter, non De Boer

«Non sono un duro, ma ci sono momenti in cui un allenatore deve essere duro». Parola di Frank De Boer. Inter-Bologna nella storia di questo campionato non sarà ricordata tanto per la frenatina nerazzurra, quanto per la lezione dell'allenatore olandese a Geoffrey Kondogbia. Un messaggio anche alla squadra perché «chi non ascolta, deve comunque sentire, altrimenti va fuori». E il sergente De Boer non si fa problemi se deve fare un cambio dopo appena 28' esponendo il giocatore ai fischi di San Siro. Invece per il tecnico interista solo applausi. Si sta prendendo l'Inter con il coraggio: dalla difesa a tre col Chievo al triplice cambio di Pescara, dalla Juve aggredita all'italiano sempre più sciolto. E ora questo cambio dopo neanche mezz'ora. «Avevo parlato con Kondogbia, gli avevo detto di giocare semplice spalle alla porta... Non posso accettare questa cosa». Anche perché il francese ha perso palla, particolare sul quale insiste De Boer, e il Bologna ha segnato con Destro al primo centro alla squadra in cui è cresciuto con tanto di esultanza, complice l'errore di Handanovic. «Un giocatore di ventitré anni non lo considero giovane... per me lo è uno di 19-20 anni» l'altro messaggio recapitato al gruppo e a Kondogbia, sostituito egregiamente da Gnoukouri, appunto diciannovenne come Miangue, alla prima da titolare. Spazio ai giovani se meritano: esempi di filosofia Ajax. «Parlerò oggi con Geoffrey...», aggiunge De Boer che avrà un lunedì di colloqui, in agenda anche Brozovic. I primi due bastonati perché nel codice di Frank «chi sbaglia, paga». C'è poi il mantra che dice molto se non tutto del tecnico olandese: «Tratto tutti alla stessa maniera, chi lavora duro e con qualità avrà sempre un'occasione con me».

Per tutto questo il Bologna come la Juventus può rappresentare comunque una svolta nella stagione dell'Inter. Certo una vittoria, la quarta di fila, avrebbe dato un'ulteriore spinta alla crescita della squadra. Ma l'1-1 di ieri non è minimamente paragonabile con quello casalingo col Palermo. Anche se i nerazzurri ieri avrebbero potuto vincerla, strepitoso Da Costa su Candreva che avrebbe ribaltato la partita in tre minuti, ma anche perderla con un paio di ripartenze della squadra di Donadoni.

L'impressione resta comunque quella di una squadra che ha preso la strada giusta. Candreva, assist, e Perisic, gol capolavoro al volo, sono gli esterni micidiali che recapitano rifornimenti e occasioni. Anche se Icardi inciampa in una di quelle giornate in cui non trova il guizzo e s'intristisce. Ogni tanto gli capita.

Non capita invece spesso di svegliarsi al mattino della partita e dover rifare la formazione. Ieri è successo all'Inter con due ko: il polpaccio di Joao Mario e la schiena di Murillo. «Forse questo all'inizio è pesato sulla testa della squadra», spiega senza scuse De Boer. Perché poi questa Inter ha dei vizi comunque da correggere: per la sesta volta in sette partite è andata in svantaggio; dopo Juve e Empoli si è rivisto anche un approccio sbagliato alla partita. E non può essere tutta colpa di Kondogbia. Piuttosto l'assenza di Joao Mario ha tolto linearità alla manovra in certi momenti, ne ha risentito in particolare Banega, apparso meno al centro del gioco e ispirato.

De Boer ha finito con quattro attaccanti. Ha giocato la carta del destino inserendo Gabigol negli ultimi venti minuti. Il brasiliano al debutto ha girato largo sulla destra, ha dato una palla a Icardi ed è stato murato al tiro. Chi invece poteva cambiare il proprio di destino è stato Ranocchia. Solo davanti alla porta ha mandato fuori di testa all'ultimo secondo. «Sto lavorando come un cane...», dirà poi. De Boer lo coccola: «Meritava il gol...».

L'Inter si sarebbe presentata alla grande dalla Roma domenica prossima. De Boer ritroverà Totti: «Un grande...». E la semifinale Italia-Olanda del 2000? «Non ricordo...». Una battuta, perché De Boer non è duro. Però bisogna ascoltarlo... altrimenti si fa la fine di Brozovic e Kondogbia.

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