Pyeongchang 2018

Brignone una valanga rosa. "E non ho mica finito..."

Federice terza nel gigante a venti anni dall'oro della Compagnoni e a 16 dall'ultimo podio femminile

Brignone una valanga rosa. "E non ho mica finito..."

PyeongChang - Quella del gigante femminile era forse la medaglia più attesa e più scontata della spedizione azzurra di sci alpino, da oltre un anno Brignone, Goggia, Bassino e Moelgg ci avevano abituato bene: quattro atlete da podio chi altro le aveva?

Ma ecco, finalmente ci siamo, dopo un rinvio di quattro giorni è giunta l'ora e la tensione è palpabile, si respira nell'aria finalmente ferma di una giornata limpidissima. Valeva la pena aspettare tanto. È tesa Mikaela Shiffrin, che vuole cinque ori e deve cominciare la sua raccolta. Sono tese Tessa Worley e Viktoria Rebensburg, le grandi favorite, ed è naturalmente tesa anche Federica Brignone, consapevole di avere davanti a sé una grande occasione, perché la pista di YongPyong è davvero bella, ripida, dura e lunga. Le piace un sacco, ma piace anche alle altre, le più forti si esaltano nelle difficoltà e ancora prima che la gara cominci si sa già che sarà una bella battaglia. La prima manche non delude, l'Italia domina: Manuela Moelgg, che a 34 anni è di gran lunga la meno giovane fra le concorrenti, sta lassù, davanti a tutte, con 2/10 sulla Shiffrin, 29/100 su Federica, 55 sulla sempre più sorprendente norvegese Mowinckel e 57 sulla bravissima Marta Bassino, per nulla impaurita dall'esordio olimpico.

E Rebensburg? Worley? La tedesca ha un po' pasticciato nel finale, è ottava a quasi un secondo, la francese si è invece quasi fermata ed è lontana, quattordicesima a un secondo e mezzo. Anche Sofia Goggia, che in gigante non si aspettava più di tanto, sembra ormai esclusa dalla lotta per il podio: con poco più di un secondo di ritardo è decima. «Ci giocheremo tutto nella seconda manche», dicono quasi in coro Moelgg, Brignone e Bassino, ben sapendo che la gara è tutt'altro che finita e che la lunga attesa potrà essere decisiva. Bisogna restare calmi e concentrati, perché se in Coppa di solito passano tre ore fra prima e seconda manche, qui ce ne vogliono più di quattro. C'è chi va a farsi un pisolino, come Shiffrin, e chi invece si gode la discesa maschile in televisione, come Mowinckel, che si carica per la doppietta Svindal-Jansrud, e Brignone, che tifa per Paris ma lo vede fermarsi al quarto posto, medaglia di legno. «Guardare gli uomini mi ha distratto e motivato. Io il legno l'avevo già vinto ai Mondiali lo scorso anno, stavolta volevo quella vera di medaglia, ma nello sci ci sono così tante variabili che nulla è mai scontato e anche la tensione può giocare brutti scherzi. In partenza della prima manche ho visto facce davvero tese, si capiva che in ballo c'era qualcosa di più che una gara di sci».

Saranno proprio loro, Shiffrin, Mowinckel e Brignone, a festeggiare sul primo podio femminile di questa Olimpiade. Missione compiuta dunque per l'americana, per la norvegese, che porta al suo Paese una medaglia femminile che mancava dal 1936, e per l'Italia, cui la medaglia mancava da sedici anni, dal tris di Salt Lake City 2002 (Ceccarelli e Putzer oro e bronzo in superG, Isi Kostner argento in discesa), anni che diventano 20 se parliamo solo di gigante, dove l'ultimo podio fu di Deborah Compagnoni, oro a Nagano 1998. E Manuela Moelgg? Ecco, in una giornata che avrebbe potuto essere solo di festa (sì, perché anche Marta Bassino è andata forte, mantenendo il quinto posto), la sua disperazione al traguardo toglie un po' di gioia e persino Federica non riesce a esultare come vorrebbe. È stata proprio la pessima seconda manche della compagna, finita ottava, a darle la certezza del bronzo e lasciare Manu accasciata contro le transenne per andare a fare le foto delle prime tre non è stato facile. «È da anni che sogno di condividere un podio con Manuela, poteva essere questa la volta buona, mi spiace ma ormai è andata così e mi godo questo bronzo, penso proprio di essermelo meritato. Non sono contenta per come ho sciato, ma visto come era iniziata la mia stagione, con due mesi di stop per la pubalgia, sono orgogliosa di me stessa e di aver regalato un'altra medaglia all'Italia. E la mia Olimpiade non è finita».

Domani in superG Fede formerà assieme a Goggia, Fanchini e Schnarf un altro quartetto d'assalto al podio.

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