Brutto Napoli, un autogol scaccia la paura

Dopo la batosta con il Milan, la squadra di Spalletti riparte con fatica

Brutto Napoli, un autogol scaccia la paura

Bruttino il Napoli di Lecce. Ma vincente. Ci vuole la più goffa delle autoreti per portar via i tre punti e riprendere la marcia tricolore: al sogno mancano adesso quattro vittorie. Braccino corto? Stanchezza? Osimhen assente? A pochi giorni dalla Champions, troppi dubbi accompagnano i partenopei verso Milano e non sono perplessità che possono far coraggio a Spalletti, spettatore quasi incredulo ieri per i troppi errori commessi dai suoi. C'è voluta quasi mezzora per vedere un po' di Napoli, troppa imprecisione e prevedibilità di manovra, che si sono protratte per quasi tutto il primo tempo nonostante il gol di Di Lorenzo. Il Lecce messo bene in campo ha sfruttato gli spazi, concedendo poco a centrocampo e insistendo nel pressing soprattutto per bloccare le fasce laterali e Lobotka. In soccorso del faro azzurro è intervenuto Elmas, trasformatosi in regista-bis, dopo che i pugliesi per tre volte si erano affacciati in maniera pericolosa dalle parti di Meret: con i colpi di testa di Umtiti e Ceesay e con il sinistro in girata di Maleh sul quale il numero uno partenopeo è intervenuto in modo provvidenziale. Innocuo Kvaratskhelia, è stato Lozano a creare sul lato destro le azioni più incisive e proprio da quella fascia è partito l'assist giusto per il colpo di testa vincente del capitano: il vantaggio ha sciolto di poco la manovra del Napoli, che però ha gestito anziché affondare.

Meritato, oltre che inevitabile, il pareggio leccese, conseguenza dei tanti buchi concessi dalla difesa napoletana, ferma sul batti e ribatti in area prima della zampata di Di Francesco. Qualcosa di più tonico a centrocampo s'è visto con Ndombele ma l'attacco ha stentato, tanto è vero che la firma sui tre punti è arrivata con un pasticcio tra Gallo e Falcone.

E con il risveglio della difesa, che ha retto negli ultimi venti minuti. Sarebbe stato eccessivo il terzo gol, che non si è materializzato per un grave errore di Manganiello che ha fischiato la fine mentre due azzurri stavano puntando la porta lasciata vuota da Falcone.

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