Mai come oggi Lionel Messi è il Barcellona. Il giocatore simbolo di un'epopea, non solo in Catalogna ma a livello internazionale, si è trasformato in un totem al quale i blaugrana si stanno aggrappando per sopravvivere alla tempesta. In Catalogna non piove, diluvia. C'è una mozione di censura contro l'attuale dirigenza che migliaia di tifosi stanno sottoscrivendo. Ci sono forti frizioni tra giocatori e piani alti. C'è un mercato privo di una precisa strategia tecnica, con montagne di soldi spesi per giocatori che difficilmente faranno la differenza (Semedo e Paulinho, 70 milioni in due) o che rappresentano solo un abbozzo di campione (Ousmane Dembele, 105 milioni).
L'unica luce in mezzo al caos rimane Messi, che quando scende in campo sembra impermeabile a tutta la bufera che lo circonda. Tre pali contro il Betis alla prima giornata, quindi doppietta all'Alaves e tripletta sabato all'Espanyol nel derby. Cinque gol in tre partite, 29 nell'anno solare 2017, Barcellona a punteggio pieno e già a +4 sul Real Madrid. Eppure gli equilibri della squadra rimangono fragili, perché l'impressione è che una volta fermato Messi, tutto il Barca si blocchi.
Una missione riuscita la scorsa primavera alla Juve nei quarti di Champions, e non è che oggi a dispetto dei 192,5 milioni spesi in estate - l'undici titolare blaugrana schierato da Valverde sia molto diverso da quello di Luis Enrique, con la sola novità Semedo a destra e Deulofeu nel tridente al posto di Neymar.
Il brasiliano è la spina nel fianco che l'attuale dirigenza, guidata da Josep Bartomeu, potrebbe pagare caro. La gestione mediatica del giocatore è stata pessima, tra il «resta con noi al 200%» dichiarato a metà luglio dal vice-presidente Jordi Mestre e la partenza di O Ney per Parigi solo due settimane dopo. Senza considerare le foto della festa di compleanno di Davi Lucca, il figlio di Neymar, che ritraevano il neo parigino sorridente a fianco degli ex-compagni Suarez, Piqué e Messi, pubblicate su Instagram poche ore dopo l'annuncio della causa intentata dal Barcellona a Ney per violazione del contratto.
Un chiaro messaggio da parte della vecchia guardia a Bartomeu e compagni. I quali si dovranno difendere da Agusti Benedico, il socio che ha presentato la mozione di sfiducia citata a inizio articolo, parlando di «grave crisi sociale, economica e sportiva del club». La scadenza è il 22 settembre, 18mila sono le firme necessarie per arrivare al referendum.
I rinnovi contrattuali di Messi e Iniesta sono altre bombe a orologeria innescate.
Lo spagnolo ha dichiarato a El Pais di trovarsi di fronte a uno scenario che «solo tre anni fa non avrei mai immaginato». La Pulce non ha ancora firmato il rinnovo, e lo svincolo gratuito è una minaccia concreta. I suoi silenzi, e le sue reti, sembrano voler dire: tutto per il Barcelona, niente per Bartomeu.
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