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Buffon non si ferma più: "PSG, vado via commosso". Ma cerca già un altro club

Gigi: "Grazie, mi avete regalato giovinezza...". Al Khelaifi: "E tu l'orgoglio di averti con noi"

Buffon non si ferma più: "PSG, vado via commosso". Ma cerca già un altro club

L'uscita come sempre (o quasi) è da fuoriclasse. Con le parole di Ernest Hemingway «ci sono solo due posti al mondo dove possiamo vivere felicemente: a casa e a Parigi». È l'addio di Gigi Buffon al Paris Saint Germain. Dopo una sola stagione in Francia, il quarantunenne portiere saluta con in bacheca una Ligue 1 e una notte da dimenticare. Quella di Champions League, il ritorno degli ottavi di finale contro il Manchester United, con il Psg ribaltato in casa dopo aver vinto all'Old Trafford, anche a causa di due errori di Buffon. Una macchia, ma a incidere nella scelta sono state sicuramente le parole di Tuchel, che aveva detto esplicitamente nella prossima stagione che l'alternanza tra i pali non sarebbe più stata sistematica. E con la conferma del tecnico tedesco, a quel punto per Buffon il posto sotto la torre Eiffel è diventato improvvisamente stretto. E magari lo lascerà libero per Gigio Donnarumma, che sarebbe tornato nel mirino del Psg, e stavolta il Milan potrebbe cedere per sistemare i conti.

Dopo la porta della Nazionale anche quella del Psg passerebbe da Gigi a Gigio. A convincere il rossonero a trasferirsi a Parigi, basterebbero le parole di Buffon, un grazie a compagni, tifosi e al presidente Nasser Al-Khelaifi, «per l'accoglienza. Riparto più ricco e soddisfatto di un'esperienza che mi ha migliorato e fatto crescere ulteriormente». Ma c'è un passaggio che spiega più di tutto l'anno parigino: «Mi avete regalato tanti giorni di spensierata giovinezza». Parole che riassumono la voglia di non arrendersi al tempo che passa. Anche se a quarantuno anni, può risultare stonato l'insistere nel non prendere in considerazione il ritiro.

Se Buffon ha avuto, anche il Psg dice di aver ricevuto, «di essere onorato di aver avuto il più grande portiere della storia del calcio». Ma sono le parole del presidente Al-Khelaifi, a certificare la percezione all'estero di Gigi: «Ha avuto il coraggio di lasciare l'Italia per la prima volta grazie al nostro progetto». Ma quando Al-Khelaifi passa al confidenziale «Gigi» per riservargli un posto «tra i grandi del calcio che hanno indossato i colori del Psg», si ha la sensazione che anche in Francia l'aspetto umano e la grandezza tecnica siano andati di pari passo.

È un addio a Parigi, non ancora al calcio. Per ora. Nella lettera Gigi scrive «... si conclude questa mia avventura fuori dall'Italia: il Psg mi ha proposto un rinnovo di contratto che non mi sono sentito di accettare spinto dal desiderio di prepararmi a nuove esperienze umane e nuove sfide professionali». Si sente ancora un numero uno, non un «secondo». Il posto se lo vuole giocare tra i pali, non a tavolino.

Un fuoriclasse lo si vede anche nel momento in cui sceglie di dire basta. Il trascinarsi non deve essere l'epilogo, non devono essere gli altri a dirti basta. Per Buffon un passaggio reso ancora più complicato dal fatto che continua ad avere proposte. Si chiude un portone, ma si aprono all'istante tante porte. In campo e fuori. Il richiamo della Champions è sempre forte. Dipenderà dunque dalle offerte, consapevole che quella di Andrea Agnelli è sempre sul tavolo. Un futuro da dirigente, passando da un periodo di studio e apprendistato, come lo stesso presidente della Juventus aveva «suggerito». Tra i pali o alla scrivania, sarà sempre Gigi.

L'ha detto anche uno sceicco a Parigi.

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