Si gioca anche stasera. Si gioca per l’Europa e per la salvezza. Mancano dieci giorni alla sirena del campionato, tre turni tondi tondi, eppure il tabellone è ricco di duelli e sfide che possono decidere risultati fondamentali quasi quanto lo scudetto già finito sulla maglia della Juve. Il capitolo più attraente è quello dell’iscrizione alle coppe europee che può cominciare con la promozione del Napoli (vicinissimo il secondo posto matematico che equivale alla Champions di prima classe, senza preliminari cioè) e proseguire con il ballottaggio per il terzo posto (Champions di seconda classe, occorre scollinare i preliminari in agosto) tra Milan e Fiorentina. I rossoneri si ritrovano a Pescara, vecchia piazza e città del cuore di Max Allegri, tecnico considerato in bilico ma ieri difeso anche da Pier Silvio Berlusconi («Ha fatto davvero un buon lavoro» il riconoscimento di un altro esponente della famiglia presidenziale). Non hanno molte scelte: devono vincere per disarmare l’eventuale resistenza della Fiorentina impegnata a Siena, insidiosatrasferta perchè c’è in ballo la salvezza della squadra di Iachini mentre il Pescara è già retrocesso (eppure raggiunto l’esaurito allo stadio Adriatico). I viola sono senza Ljajic, il suo talento più in forma fermato dalla squalifica, il Milan ripropone al fianco di Balotelli la cresta di Niang e il talento di Robinho (riposa El Shaarawy).
Non perdete di vista Inter e Lazio, però. Perchè nemmeno disossato da una striscia inquietante di infortuni, Stramaccioni può permettersi altre cadute, altre umilianti sconfitte. Non per una questione di pennacchio («Solo la Champions league comporta vantaggi,l’Europa league procura dispendio di energie come dimostrano le disavventure di Udinese e Napoli » l’osservazione del tecnico). Semmai di blasone. Dopo 14 anni l’Inter rimarrebbe fuori dalle coppe, per la prima volta. Servono altri cerotti (Cassano non ce la fa), Rocchi si fa largo contro i suoi antichi sodali. La Lazio invece è in salute, ha recuperato il mitra di Klose e sta levigando i muscoli preparando la finale di coppa Italia che viene considerata, a Roma e dintorni, il giorno del giudizio universale. Vincere quella sfida può cambiare la vita a Lotito ma anche ad Aurelio Andreazzoli che potrebbe presentare agli americani un bilancio di tutto rispetto meritandosi così, a sorpresa, una riconferma per ora considerata la carta di riserva ( primo Allegri, poi Mazzarri, infine Andreazzoli) da estrarre qualora il noto valzer delle panchine non dovesse mai avere inizio. Già perchè salgono le chances di Mazzarri ancora napoletano e Allegri sempre milanista (ha un contratto di un anno).
Dopo l’Europa, si salvi chi può. Proprio nelle ore in cui il presidente federale Giancarlo Abete spedisce un avviso ai naviganti, necessario e coraggioso (dal giorno della rielezione sembra un altro, decisionista quanto basta). «Vedo una serie A a 18 squadre e una B a 20, entro il 2014 avremo 102 club professionisti invece che 132»: la dieta è cominciata e non è possibile tornare indietro. Tre gli appuntamenti che tolgono il fiato: Palermo-Udinese, Siena-Fiorentina e Toro-Genoa. Al vecchio Grifone persino un pareggio può risultare utile, Siena e Palermo invece han bisogno solo di vincere e al cospetto di Guidolin e Montella non è certo impresa semplice. Di solito in queste curve insidiose della stagione contano i nervi saldi, il piede freddo e l’abitudine a vivere certe tensioni, dominandole.
Pensare a Ilicic, Borriello ed Emeghara è quasi scontato ma forse la salvezza può e deve passare piuttosto attraverso le prodezze dei portieri (Abbiati col Toro e Lobont contro la Fiorentinainsegnano).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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