È successo. Ed è (quasi) inutile meravigliarsi, perché in certi casi la logica e la matematica vanno di pari passo. E quindi: pochi(ssimi) italiani in campo nella serie di basket? Sì. Risultato: nel match tra Avellino e Cantù, a parte tre punti realizzati da Ariel Filloy nato in Argentina, ma italiano di passaporto al punto da avere anche vestito con successo la maglia azzurra nessun italiano ha trovato la via del canestro. Ci sarebbe di che strabuzzare gli occhi, non fosse che questo è l'andazzo che si registra da anni. Con regole che, sia pure adattate ai tempi, non permettono agli italiani di emergere semplicemente perché di italiani degni del massimo palcoscenico ce ne sono sempre meno. Detto che Belinelli e Gallinari sono in Nba (rispettivamente a San Antonio e Los Angeles Clippers), Datome e Melli al Fenerbahce (Eurolega), Hackett al Cska Mosca (Eurolega), Michele Vitali ad Andorra (Eurocup) e Alessandro Gentile ancora in attesa di sistemazione, quello che rimane è un piatto misero. E diventa quindi logico che la parte del leone la facciano gli stranieri: triste, ma vero. Così, in una partita come quella tra Avellino e Cantù capita che tra gli irpini segnino solo loro con in più l'aggravante che oltre a Filloy il solo altro italiano ad avere messo piede in campo sia stato Lorenzo D'Ercole (15'). Né tra i brianzoli le cose sono andate meglio a livello di minutaggio, visto che Maurizio Tassone (prima dell'anno scorso, una vita nelle minors) è rimasto sul parquet nove minuti. Gli altri italiani? Seduti, dal primo all'ultimo secondo.
C'è insomma di che mettersi le mani nei capelli, anche perché su altri campi lo scenario è stato più o meno simile né le cose miglioreranno sensibilmente nelle prossime settimane. Si paga insomma lo scotto di non avere lavorato come si deve negli anni scorsi sui settori giovanili, accontentandosi di tesserare stranieri più o meno di qualità ma pronti all'uso. Anche l'attuale tentativo di mettere una pezza allo status quo cambiando le regole di eleggibilità quest'anno si possono schierare fino a sei stranieri, senza distinzioni tra comunitari e non, più altrettanti italiani pare quindi destinato a fallire.
Che fare, quindi? Rimboccarsi le maniche e ripartire dai giovani: sperando che il nascente torneo Next Generation', sul modello della Primavera del calcio, aiuti chi di dovere a capire che il futuro del basket italiano passa (anche) dai giovani fatti in casa.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.