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Carletto e Pep alla pari Real-City, primo atto show

Le prodezze di Vinicius e De Bruyne esaltano la sfida tra le filosofie opposte dei due tecnici

Carletto e Pep alla pari Real-City, primo atto show

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Il pareggio dice molto. Dice che Real Madrid e Manchester City sono di uguale censo e di opposto profilo. È stata una semifinale degli allenatori. La loro diversa sapienza tattica, si è rivelata con evidenza in ogni fase della partita. Il City ha tenuto il campo, nel primo tempo, come lezione di Pep Guardiola, un po' ditsy, vanitoso nei mille tocchi di palla con due conclusioni viscide dalla distanza deviate da Courtois, il Real Madrid ha concesso lo spazio, tenendo la concentrazione e la compattezza dei reparti per poi, come sempre, essere più pericoloso e andare al gol di Vinicius su idea e progressione di Camavinga, il ventenne centrocampista francese inventato da Ancelotti come quarto di difesa.

Partita di fosforo e di muscoli, tono aspro in tutti i contrasti tollerati dal modestissimo arbitro portoghese, il peggiore della serata, in linea con la scuola allestita da Uefa-Fifa. Haaland ha trovato pane durissimo nella coppia Rudiger-Alaba che hanno avuto alle loro spalle la garanzia di Courtois. Il vantaggio ha accentuato l'autostima del Real che ha giocato con maggiore sicurezza in mezzo al campo dove Kroos e Modrid hanno superato il lavoro di Gundogan e De Bruyne e il narcisismo eccessivo delle combinazioni della squadra inglese, ogni azione spagnola ha portato lo scompiglio della terza linea del City, soprattutto sugli esterni dove Vinicius e Rodrigo sono stati il pericolo e l'imprevisto continui.

Il secondo tempo ha visto ribaltare l'atteggiamento delle due squadre, è stato infatti il Real a vantarsi nel gioco e il City ad attendere per ripartire, Guardiola non ha cambiato l'atteggiamento della squadra, rischiando in un paio di situazioni ma, proprio nel momento in cui sembrava che il gruppo di Ancelotti tenesse in mano la partita, è stato De Bruyne a dare una violenta scossa imprevista, su preparazione di Gundogan, con un gol fantastico per esecuzione e potenza esplosiva che ha superato il portiere suo compatriota. Per ribadire come il football europeo abbia abitudini diverse da quelle nostrane, né Ancelotti né Guardiola hanno provveduto alle sostituzioni anticipate, per non modificare l'assetto tattico e non rompere il ritmo, per poi, negli ultimi sette minuti con gli inserimenti di Tchounameni per Kross ammonito e Nacho per lo sfinito Modric, la situazione di pareggio ha portato a uno strano equilibrio psicologico, quasi entrambe le squadre temessero di scoprirsi e concedere, così, il gol. È tornato a tenere palla il City, pensando di attirare il Real Madrid e cercando il colpo micidiale eppure rischiando all'ultimo giro su una giocata da Benzema, ben più presente e reattivo di Haaland, fantasma al Bernabeu. Tutto rinviato a Manchester.

Con gli stessi attori ma un altro arbitro.

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