Una certezza del 2017 è che non c'è mai stato momento migliore per essere un campione del calcio. Uno di quelli famosi, abbastanza da poter ricevere un'offerta della Super League cinese: il nuovo Bengodi del pallone che pagherà 38 milioni all'anno di stipendio a Tevez, 25 a Oscar e che per avere Cristiano Ronaldo ha appena provato a offrirgliene 150. Ma CR7 ha detto di no, è uno che si sa accontentare. I 21 che prende al Real gli bastano per vivere come una rockstar e anche per aiutare il prossimo, come dimostra l'assegno staccato a Natale in favore dei bambini siriani. Lui, con i suoi muscoli perfetti, il sorriso rifatto e le fidanzate da copertina è l'icona del calcio dei ricchi. È quello che - stando agli ultimi sondaggi - almeno un ragazzino italiano su cinque vorrebbe diventare da grande.
Perché nel nostro immaginario collettivo calciatore continua a far rima con ricchezza. Non c'è crisi economica che tenga, quelli più bravi hanno sempre guadagnato molto più delle persone normali e i loro ingaggi sono cresciuti costantemente negli anni. Il problema è che quella che noi percepiamo come un tutto è solo la punta dell'iceberg. A portare a casa più di 680mila euro l'anno sono meno del 2%, mentre sotto la linea di galleggiamento la realtà è un'altra: il 45% dei giocatori di calcio professionisti guadagna meno di 950 euro al mese.
A renderlo noto è il FifPro, che con i suoi 50mila iscritti è il più grande sindacato mondiale dei calciatori, e che nel suo rapporto annuale stilato in collaborazione con l'Università di Manchester ha pubblicato una serie di dati che ribaltano gli stereotipi. Lo studio è stato condotto basandosi su 87 campionati di 54 nazioni: mancano i quattro più ricchi - ossia Premier, Liga, Bundesliga e quello cinese - ma in compenso ci sono le leghe professionistiche di Italia, Francia e Brasile.
Ad abbassare la media, com'era facilmente prevedibile, è l'Africa. Qui la percentuale di giocatori che guadagnano meno di 950 euro al mese sale al 73,2%, uno su cinque deve addirittura tirare avanti con meno di 286 euro e dei fortunati con stipendi da più di 7.600 euro al mese uno su due viene pagato in ritardo. Nel continente nero a volte è un lusso anche avere un contratto scritto: il 15% infatti non ce l'ha. Anche nella ricca Europa, comunque, i problemi non mancano: il 32,2% dei giocatori ha un salario basso e il 41% lo riceve in ritardo.
E poi non è solo questione di soldi. Un giocatore su cinque (dei 1.208 europei intervistati) si è visto respingere la richiesta di cambiare club, laddove a livello mondiale la percentuale di giocatori trasferiti conto la propria volontà sarebbe del 29%.
Se ci aggiungiamo che il 71,9% dei calciatori non porta a termine gli studi scolastici e che il 55% dichiara di aver subito aggressioni da parte dei tifosi (il primato di quelli minacciati nei giorni in cui non c'è partita ce l'ha proprio l'Italia, col 24%!) da genitori dovremmo pensarci bene: o nostro figlio promette benissimo, al punto di poter ambire all'élite di cui sopra, oppure forse è meglio che per lui il calcio resti solo un gioco.
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