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"A chi mi voleva morto", la carezza di Montolivo dopo i pugni dei social

Su Facebook la risposta del rossonero ai tifosi che sul web hanno brindato al suo infortunio

"A chi mi voleva morto", la carezza di Montolivo dopo i pugni dei social

Il calcio ai tempi dei social è materia da maneggiare con cura. La rete è un catalizzatore dei peggiori istinti umani, un mix esplosivo quando di mezzo c'è un pallone. Twitter e Instagram trasformati in curve con annessi e connessi. Il peggio del peggio. Se giochi con la maglia sbagliata oppure attraversi un periodo negativo, gli auguri, se così si possono chiamare, nel migliore dei casi sono di un infortunio grave, ma si arriva anche fino alla morte. Una degenerazione. Altro che i fischi e gli insulti all'uscita dal campo dopo una partita sbagliata. Chiedere a Riccardo Montolivo. Fischiato pesantemente dopo la prestazione in Milan-Sassuolo, ma solo quattro giorni dopo quei fischi sarebbero risuonati come musica alle sue orecchie rispetto a quanto letto sui social. L'infortunio con la maglia dell'Italia contro la Spagna è stato salutato come una liberazione da pseudo-tifosi.

Eppure Montolivo se n'è uscito con un dribbling d'autore, scritto con le mani. Non si è lasciato prendere dalla rabbia, ha fatto prevalere la classe che uno ha a prescindere dai gol e dagli assist. «Una carezza a tutti quelli che mi hanno augurato la rottura di tibia e perone, la rottura di tutti i legamenti e la morte... - il messaggio su facebook del capitano del Milan -. Con l'augurio che la vita riesca a farvi crescere in educazione e rispetto dell'essere umano». Diretto, preciso e a suo modo anche duro. Perché, insomma, i destinatari della carezza, che poi tanto carezza non è, sono i maleducati e gente che poco ha a che fare con l'essere umano. D'altra parte chi augura la morte a un suo simile? Questa stagione per Montolivo sarà ricordata per il manifesto all'insegna dell'educazione e del rispetto, questi sconosciuti.

Eppure dici social nel pallone e c'è spazio anche per le eccezioni. Se vanno di moda gli sfottò simpatici alla vigilia delle partite, con involontarie cadute di stile come il Fino alla fine? È qui la fine del Bayern alla Juve con tanto di binari... prima del ritorno degli ottavi di finale della passata stagione. Niente a che vedere con il tweet dell'Inter di ieri: «In bocca al lupo a Montolivo e Milik per un pronto recupero. Ci vediamo presto in campo, forza ragazzi». Giocatori di due squadre che con i nerazzurri si giocheranno obiettivi, il Napoli, e non solo, anche il derby, il Milan.

Perché con l'azzurro, il polacco è l'altro grande infortunato in questa pausa per le nazionali. E appena finiti sotto i ferri è iniziata la caccia ai sostituti. Addirittura sono state ipotizzate soluzioni fantacalcistiche con una schiera di svincolati accostata ai due club. Ma sia il Milan che il Napoli aspetteranno gennaio per cercare i sostituti. Tre mesi in cui ci sarà più spazio per Manuel Locatelli, esploso con un gol straordinario prendendo proprio il posto di Montolivo contro il Sassuolo, e si giocherà molto Manolo Gabbiadini.

Due crac che possono essere un'occasione per gli altri. Anche per il principito Sosa arrivato al Milan in estate e ancora un oggetto misterioso. Oppure per un altro infortunato, Mati Fernandez. Insomma le soluzioni per tamponare l'emergenza non mancano a Montella, anche se la ricerca di un regista è già iniziata. Invece per Sarri, oltre al citato Gabbiadini (che prima punta non è) e a un ipotesi Mertens da falso nove, c'è un vuoto da riempire. Niente Klose o Osvaldo subito, per gennaio i nomi buoni sono Zaza, Defrel e Pavoletti. A conferma di una squadra incompleta.

Il Milan può contare su una rosa di ventotto giocatori, senza le coppe decisamente extralarge. Il Napoli, che fa la Champions, ha ventisei giocatori, anche se finora Sarri ha fatto giocare sempre o quasi gli stessi.

Se vale la regola delle due alternative per ruolo comunque i conti tornano per eccesso. Ma si corre subito al mercato di riparazione. Già il nome dice tutto. Però la colpa è sempre e solo delle nazionali anche se gli errori sono fatti in casa.

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