Sport

Christian e gli "amici" che sono tornati

Da Antognoni a Grassadonia al pallavolista americano Camden Gianni

Christian e gli "amici" che sono tornati

Sulla sua carta d'identità Christian Eriksen dovrebbe avere due date di nascita: il 14 febbraio 1992 e il 12 giugno 2021. Perché sabato per il danese è iniziata una nuova vita, che forse non sarà più la stessa di prima ma sarà senza dubbio insieme alla dolce Sabrina e ai loro adorabili bimbi.

Ora infatti risulta complicato dire se potrà tornare a giocare, anche se al momento è una questione che passa in secondo piano: l'importante è che stia bene. Per avere risposte, comunque, bisognerà attendere gli esami: se si tratta di un'aritmia, il ritorno all'attività agonistica sarà complicato, come ci ha spiegato ieri Roberto Corsetti, direttore sanitario del centro medico B&B di Imola, a cui fa eco Pino Capua, primario di Medicina dello sport: «Bisogna capire se sono rimasti danni».

La cronaca insegna però che, quando succedono queste cose, per un atleta è difficile tornare a fare ciò che amava. Ma ci sono le eccezioni, quelle storie di speranza in cui i protagonisti, dopo aver sfiorato la morte, si sono ripresi la loro vita in toto. Nel 1981 Antognoni fu colpito da una ginocchiata del portiere Martina del Genoa, riportando una frattura al volto e un'interruzione del battito cardiaco. Grazie alla tempestività dei medici, il 10 viola recuperò e tornò. Anche Grassadonia si riprese dopo aver rischiato di morire con la maglia del Cagliari. Era il 1998 e a Udine ebbe un arresto cardio-respiratorio dopo un contrasto: fu salvato dal medico friulano e dal suo portiere Scarpi, a cui la Gazzetta dello Sport diede il primo 10 in pagella della storia.

Questi malori, però, sono legati a scontri di gioco e non a potenziali malformazioni come potrebbe essere per Eriksen. Ma ci sono dei precedenti che fanno comunque ben sperare: Camden Gianni, giovane pallavolista Usa, nel 2019 fu colpito da arresto cardiaco e due mesi fa ha vinto il premio di Freshman of the Year della Mountain Pacific Sports Federation.

Per la maggior parte, però, il male improvviso ha significato fine della carriera da atleta: da Muamba a Manfredonia, da Casillas (più tornato in campo dopo un infarto) a Solbakken, attuale ct della Norvegia che nel 2001, nello stesso stadio di Eriksen, collassò allenandosi con il Copenaghen: fu dichiarato morto per 7 minuti, poi il suo cuore tornò a battere. E poi c'è Alessandro Pagani, cestista la cui vita sembrò spezzarsi nel 2015 a 21 anni. Con il Casalpusterlengo (oggi Assigeco) stava sfidando Brescia, quando un arresto cardiaco per poco non lo uccide. Riescono a salvarlo, lui abbandona i suoi sogni, ma oggi è direttore sportivo della stessa società piacentina.

Magari Eriksen non giocherà più, ma intorno a lui ha già tutto quello che gli serve per vivere una seconda vita meravigliosa.

Commenti