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"Ci penso io a Rossi e Lorenzo: zero a zero e vinca il più forte"

"Azzeriamo penalità e classifiche dei due, tanto il titolo è ormai cosa loro e della Yamaha E facciamola finita con una vicenda nata da una stupidata e che avvelena il mondiale"

Agostini, ancora inarrivabile per lo stesso Marquez
Agostini, ancora inarrivabile per lo stesso Marquez

È spazientito. Non gli piace la piega innaturale presa dal suo sport abituato a ben altre pieghe. «Alla fine siamo qui a parlare di una stupidata combinata da due ragazzi giovani, di cui uno più giovane. Una vicenda tirata avanti fin troppo...». Giacomo Agostini, quindici mondiali, da quarant'anni icona e irraggiungibile uomo nel mirino di tutti i fenomeni che attraversino il motomondo, Vale Rossi compreso, non ne può più. «Sa che cosa ho pensato in questi giorni di polemiche che hanno anche ingigantito tutto visto che, porca miseria, sembra che stiamo andando alla guerra? Ho pensato: dato che solo loro due, Vale e Lorenzo, possono vincere il titolo... Via, facciamoli correre azzerando i loro punteggi e le penalità. Per cui zero a zero in classifica mondiale e che il titolo lo vinca il migliore».

Sarebbe uno splendido slalom parallelo stile Thoeni-Stenmark anno 1975. Tolto lo svantaggio di 7 punti a Lorenzo, tolta la penalità a Vale.

«Sì, e chiudiamola qui una volta per tutte con questa storia del tu parti davanti e io parto dietro e questo ti aiuta e quell'altro non ti aiuta».

Ago non ne può più.

«Basta... Valentino Rossi, Jorge Lorenzo, ok, siete tutti e due bravi. Perfetto, allora diamo una chance in modo che dopo non ci siano dubbi e questioni».

Una provocazione antidoto ai tanti veleni che stanno contaminando questo sport dopo il motoscontro Rossi-Marquez, la penalità, il ricorso al Tribunale sportivo.

«Sì, così che possano dare il meglio e farci vedere chi è il più bravo. In più garantirebbe un grande spettacolo. Senza tutti questi casini, le conferenze saltate dei piloti di questo giovedì, i ricorsi...».

E poi la Yamaha ha già vinto entrambi i mondiali per cui sarebbe solo contenta di una soluzione simile.

«Appunto. Si taglierebbe la testa al toro e non saremmo più costretti a star qui ad ascoltare questi che vanno o non vanno alle conferenze stampa, la Yamaha che cancella la festa programmata dopo Valencia a Madrid e quell'altro che ricorre al Tas. Se si fosse addottato un simile approccio, avremmo stoppato un'infinità di polemiche e creato una grandissima aspettativa positiva, sapendo che in questa sfida iridata avrebbe vinto il più bravo e di tutto il resto chissenefrega».

Purtroppo i governanti dello sport, non solo di questo sport, non sono pronti e abbastanza coraggiosi per simili aperture.

«Esatto, e poi sembra che ormai, in questa vicenda, si ragioni solo con i sentimenti».

I tifosi italiani non hanno dubbi: colpa di Marquez.

«Però bisogna stare attenti. È un po' come il marito innamorato a cui dicono guarda che tua moglie ti tradisce, ma lui proprio non ci crede. Invece in questo momento non dobbiamo ragionare con i sentimenti su chi ha sbagliato chi. D'altra parte, il tifoso è malato, non vede niente, ed è giusto che sia così... per l'amor di Dio. Però non è obiettivo. L'amore è irrazionale, ti fa sbagliare tante volte».

Qui c'è un intero Paese innamorato di Valentino e sceso in pista per lui.

«Ma certo. Ed è naturale. Però bisogna far capire, far ragionare bene gli innamorati di Valentino che in questa vicenda hanno un po' colpa tutti e due e nel finale l'errore è diventato troppo evidente e sotto gli occhi di tutto il mondo».

Per la verità anche i premier sono scesi in pista.

«In Italia come in Spagna i grandi politici non conoscono i tempi sul giro. E viene loro da difendere a prescindere perché non possono vedere approfonditamente, da sportivi e tecnici, esattamente il perché e il percome siano accadute determinate cose. E così la sparano...».

E come si vive una gara simile da campione e icona di uno sport con la sensazione di avere tutti contro come sta accadendo adesso a Rossi? Magari sospettando che gli altri vogliano tutti togliersi qualche sassolino.

«Ma sì, è normale, ho incontrato anche io quelli che mi superavano, che mi facevano incacchiare, che mandavo a quel paese, che mi tagliavano la strada, eccome se ne ho trovati nella mia carriera. Dopodiché cercavo di contraccambiare».

Vale ce la può fare?

«Nel 1977 correvo con la Yamaha e al Paul Ricard eravamo in trentasei in griglia. Quel giorno scattai ultimo e rimontai. Ne ho ripassati 34 e sono arrivato secondo a 3'' da Barry Sheene. Per questo dico che il campionato è ancora aperto».

Le ha ricevute e le ha date. I piloti di moto sono più liberi rispetto a quelli di F1.

«Noi siamo più nature . Però, ecco, questo accenno alla F1 mi fa tornare in mente Abu Dhabi, quando un russo tenne dietro una vita Alonso».

Anno 2010, Alonso e la Ferrari persero il mondiale anche per quello.

«Ricorderò sempre quel russo, Petrov, che rimase giri e giri davanti allo spagnolo dandogli fastidio ma facendo comunque la propria gara. In quei casi che cosa puoi fare? Lo penalizzi per questo? No, non puoi. Sono le corse. Certo che Alonso avrà detto o pensato “ah quel bastardo...”. Ma le gare sono difficili, sono così. E capisco che a Valentino dia fastidio.

Esattamente come dava fastidio a me quando mi rompevano i coglioni e li mandavo a quel Paese».

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