Il «Ciuccio» capolista dà i numeri. Sarri li analizza al pc

Tre volte su quattro scudetto ai campioni d'inverno e due su tre è toccato proprio al Napoli. Manite, gioco e Higuain rinato grazie al tecnico bancario che non ama i social e studia le partite al computer

Il «Ciuccio» capolista dà i numeri. Sarri li analizza al pc

A Napoli, dove la scaramanzia è quasi una religione, si fanno già gli scongiuri. Le statistiche dicono che tre volte su quattro la squadra campione d'inverno è poi arrivata a mettere in bacheca lo scudetto, in due occasioni su tre è capitato ai partenopei. E i numeri della stagione parlano di una squadra di Sarri che, dopo una partenza al rallentatore (due punti nelle prime 3 gare con il ko sul campo del Sassuolo, prossimo avversario degli azzurri), ha ingranato la quinta.

Come quinta - dell'annata - è stata la «manita» di Frosinone (pokerissimo di gol a Bruges, Lazio, Midtjylland e Legia Varsavia). Restando ai numeri, ci sono le sole due sconfitte e i 63 gol fatti (38 in serie A), 20 dei quali - un terzo quindi - sono di Gonzalo Higuain. Domenica il Pipita ha vinto anche le sue paure dagli undici metri, dopo i rigori falliti nel recente passato, e ha inventato un gol meraviglioso. Diciotto sono le reti in campionato, esattamente quelle che aveva segnato nella scorsa stagione ma nel doppio delle gare giocate.

Un numero che lo pone in testa alla speciale classifica dei bomber europei (in corsa per la Scarpa d'Oro) al pari di Aubameyang del Borussia Dortmund. Solo l'interista Nyers nel campionato 1949/50 (19 gol) aveva fatto meglio di lui nel girone di andata della A a 20 squadre. Nel mirino di Higuain, che sta seguendo la scia di altri argentini approdati in A come il grande Maradona - trascinatore del Napoli a trionfi italiani ed europei - o Batistuta, c'è adesso il connazionale Angelillo che conserva ancora il record assoluto di marcature in una stagione nella massima serie (33), un primato che resiste da 57 anni.

E dire che il Pipita stava per lasciare Napoli. «Mi ha convinto Sarri a restare, lui mi ha dato subito tranquillità», così l'attaccante.Già, Sarri che al Matusa, oltre a festeggiare il più bel compleanno da quando fa l'allenatore, ha abbattuto uno degli ultimi cliché: ha cambiato i suoi interpreti in campo - come aveva fatto anche 4 giorni prima con il Toro - rinunciando anche a qualcuno dei titolarissimi. La coperta può così essere allungata, senza ansie. Di sicuro dopo lo scetticismo iniziale verso l'ex bancario nato a Napoli ma figlio di operai toscani, con il padre che lavorava all'Italsider di Bagnoli, ora la piazza guarda a Sarri come al condottiero capace di riportare Napoli nell'Olimpo. Persino uno come Maradona, che riteneva l'attuale allenatore azzurro «non adatto», ha dovuto ricredersi. Augurandosi che il 15 maggio arrivi quel titolo che lui ha conquistato due volte con il «Ciuccio».

Il difficile arriverà adesso, ammonisce Sarri. Uomo di sinistra, amante della buona letteratura e del calcio sfrontato, allergico ai social network ma che usa il pc per analizzare tutti i dati di una partita.

La seconda metà del torneo proporrà sei scontri diretti con le squadre più blasonate, cinque dei quali lontano dal San Paolo. «Sognare è lecito, ma a gennaio non si vince niente», ricordano il tecnico e Higuain. Realisti più di una piazza che per ora non vuole risvegliarsi.

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