Gli atleti uomini da una parte, le donne da un'altra. In due Paesi diversi, per meglio dire. È questo la proposta avanzata in questi giorni dal principe saudita Fahad bin Jalawi Al Saud, che intervistato da FrancsJeux.com aveva parlato di una possibile edizione delle Olimpiadi da disputarsi tra Riyad e il Bahrein, con una rigida separazione delle competizioni.
Un'idea campata per aria? Secondo il principe neppure troppo. Quello che sostiene lui è che un pacchetto di riforme appena approvato, l'Olympic Agenda 2020, consentirebbe di organizzare i Giochi in due Paesi differenti.
Da qui l'idea di una futura candidatura in cui le atlete sarebbero relegate in Bahrein, per non venire meno alle rigidissime regole sull'accesso allo sport per le donne del regno.
L'Arabia Saudita, lo ricorda Al Jazeera, ha mandato per la prima volta due donne ai Giochi a Londra 2012, salvo poi spedire in Corea del Sud, ai Giochi asiatici, una delegazione tutta maschile.
Una candidatura nei termini proposti da Riyad è però ovviamente impensabile. Lo ha messo in chiaro subito il Comitato olimpico.
"Per aspirare a ospitare un Olimpiade in futuro - ha commentato il presidente Thomas Bach - sarà obbligatorio un impegno alla 'non discriminazione' per tutti i Paesi". Un dato, ha aggiunto, che è chiarissimo nel pacchetto di riforme appena approvato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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