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Commisso si chiama fuori. E se il Milan finisse agli emiri?

Salta la trattativa con l'americano, mentre i rumors accreditano un interesse di Al Khelaifi per i rossoneri

Commisso si chiama fuori. E se il Milan finisse agli emiri?

Milano - Cina e America. America e Cina. Mentre ieri sera, con un comunicato pieno di rammarico, Rocco Commisso diceva ufficialmente addio al Milan, si andava aprendo una suggestiva terza via per il futuro dei rossoneri. L'imprenditore di origini calabresi, arrivato a offrire anche il trenta per cento come quota di minoranza a Yonghong Li, si è infatti tirato fuori dopo aver provato inutilmente a giocare d'anticipo sul 6 luglio, data limite per rimborsare il fondo Elliott dei 32 milioni prestati per l'aumento di capitale. «A dispetto dei sinceri sforzi» si legge nel comunicato dell'uomo d'affari americano, «e della convinzione di aver raggiunto un accordo, appare chiaro che la proprietà non vuole concludere l'operazione in termini accettabili e in modo tempestivo». Parole dure che, secondo alcuni, lascerebbero comunque una porta ancora aperta.

Ma qui si apre la suggestione. Da alcuni giorni a Milano c'è Nasser Al Khelaifi. Prima è stato paparazzato a cena in un ristorante meneghino e l'accostamento è stato subito al nome di Gigio Donnarumma, da diverso tempo nel mirino del Psg, ma al Milan non sono ancora arrivate offerte. Ancora ieri l'imprenditore qatariota era nel capoluogo milanese dove ha molti investimenti: la visita è motivata ufficialmente per questioni private. Però la domanda è stuzzicante: non è che gli sceicchi del Qatar stiano facendo un pensiero al club rossonero? Sul momento, può sembrare una pazza idea. Però nelle stesse ore in cui Al Khelaifi veniva sorpreso a cena dai fotografi, un'indiscrezione a sostegno di un suo possibile interessamento per il club rossonero cominciava a circolare nel mondo dei fondi immobiliari. Boom. Una voce che se arriva da certi tavoli assume inevitabilmente credibilità o, almeno, non va scartata a priori benché tutte le dichiarazioni ufficiali vadano nel senso della trattativa altalenante con gli americani. Indiscrezione intrigante, dunque, che non va sottovalutata, tanto più che chi conosce l'ambiente di Parigi come chi frequenta il mondo qatariota non smentisce quella che sarebbe una svolta clamorosa e che tornerebbe a far sognare senza retropensieri i tifosi rossoneri. I piedi per terra li fanno tenere i problemi dei campioni di Francia con il Fair Play finanziario e la doppia proprietà che si verrebbe a creare nel momento in cui il Milan dovesse tornare in Champions League: l'Uefa non ammette le multi proprietà, ma la famiglia qatariota è talmente vasta...

In tutto questo c'è un particolare da ricordare. Nel 2007 dopo il trionfo di Atene del Milan in Champions League, l'emiro Al Thani avrebbe fatto un'offerta da un miliardo di euro a Silvio Berlusconi per il club rossonero. Non se ne fece nulla e Al Thani scelse il Psg: voleva un club non affermato a livello internazionale per portarlo in cima all'Europa e al mondo del pallone. Più o meno quello che ci sarebbe da fare adesso con un Milan che riparte da zero e senza coppe. Tanto più che la missione con il club parigino non può dirsi ancora compiuta e, soprattutto, il brand del Psg non è paragonabile a livello mondiale con quello dei sette volte campioni d'Europa. E con la coppa del Mondo che si disputerà nel 2022 in Qatar, il Milan sarebbe un ulteriore biglietto da visita unico. Fanno il resto il nuovo stadio e la possibilità di esplorare il mercato italiano dopo quello francese e spagnolo da parte dei miliardari qatarioti, che hanno già messo gli occhi e le mani sui diritti televisivi esteri. E poi il primo amore non si scorda mai. Questo può valere anche per l'emiro che poi ha scelto la capitale francese. Paris mon amour, ma il Diavolo ha sempre il suo fascino.

Soprattutto adesso perché prendere il Milan in questo momento è un affare. Anche senza le coppe, aspettando il Tas. Lo dicono gli americani, lo pensano gli emiri. E questa forse è la migliore notizia per il popolo rossonero.

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