Quando Luca Toni studiava da bomber, a scuola nel Modenese i professori non lo prendevano sul serio. «Quasi mi compativano, parlando con i miei genitori - raccontava -, non avevano fiducia nelle mie doti calcistiche». E in Emilia gli sportivi lo chiamavano giandone, per quell'andatura dinoccolata. La coordinazione è arrivata con la maturità e il centravanti dell'appennino emiliano è diventato campione del mondo: su un braccio ha tatuato «Berlino, 9 luglio 2006» (la data della finale), fece doppietta nei quarti con l'Ucraina.
Luca, domenica il Bentegodi sarà esaurito per la Juve.
«La affrontiamo in maniera serena, battendo il Sassuolo abbiamo interrotto la striscia di 3 sconfitte. Entreremo in campo come 11 leoni, per darle noia».
Dal gennaio 2011 segnò 2 gol in 15 gare con i bianconeri.
«Ebbi anche un brutto infortunio - racconta il centravanti del Verona -, al ginocchio, perciò non ho sempre giocato al meglio e allora non ho reso secondo il potenziale».
È stata la parentesi meno positiva della carriera?
«Peraltro mi sono tolto due belle soddisfazioni. Segnai il 100° gol in serie A con la Juve e anche il primo nel nuovo stadio: era ad agosto, in amichevole con gli inglesi del Notts County».
Se Conte fosse stato ingaggiato con un anno d'anticipo, al posto di Luigi Delneri, magari sarebbe ancora al centro del progetto bianconero?
«Fu proprio Antonio a compiere altre scelte, al suo arrivo. Purtroppo aveva idee differenti, preferiva attaccanti con caratteristiche diverse. E più giovani».
Perciò non venne impiegato e dopo 6 mesi in naftalina finì negli Emirati. Di quel primo scudetto sono rimasti in 11, a partire da Pirlo e Buffon.
«Sono due campioni, fanno ancora la differenza. Rappresentano l'arma in più di una rosa già forte».
Che ha ipotecato il terzo titolo di fila. Vincerà anche l'Europa league?
«È la favorita, veramente attrezzata».
A Toni sono bastate 19 partite e 1690' di campo per raggiungere la doppia cifra. Per l'Hellas il record sono le 15 reti di Gianni Bui nel '68-'69 e di Domenico Penzo ('82-'83).
«Soprattutto sono contento per la squadra, abbiamo 35 punti e per la salvezza manca poco. Scherzavo con il mister Andrea Mandorlini: prima di smettere volevo segnare con lo scavino, domenica a Reggio ci sono riuscito».
Vanta anche 6 assist e non era così prolifico dal 2008-2009: 14 gol in Bundesliga con il Bayern Monaco. E con 119 reti è fra i migliori 50 cannonieri della storia.
«Ma conta il Verona. È un bel gruppo, possiamo continuare così, ripetere il girone d'andata. C'è tanto entusiasmo, i tifosi ci seguono ovunque».
Chiuse con la nazionale alla Confederation 2009, a 37 anni ha speranze di tornare?
«Se a giugno andrò in Brasile sarò contento. Altrimenti resterò a casa e tiferò per l'Italia».
Al Mapei stadium il ct Prandelli con il vice Gabriele Pin erano per seguire Berardi o lei?
«Penso che il mister mi conosca bene».
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