Ancora pareggio, come in campionato. Ma stavolta con un'altra faccia. Un gol dell'ultimo soldatino bianconero (copyright Cassano) aveva messo la Juve in assetto di volo verso la finale di coppa Italia. Ma dove Peluso costruisce, il sostituto suo, De Ceglie, poco dopo distrugge. E la Lazio raccoglie un pareggio che cade dal cielo e dal piede di Mauri, bravo a sfruttare la svagatezza difensiva di De Ceglie e un turbamento di Storari. C'è sempre un modo per rimpiangere Buffon, che ieri ha firmato fino al 2015, e il gol subito dalla Juve lo ha dimostrato. Meglio per lo spettacolo della partita di ritorno. Questa è vissuta su un solo tempo: il secondo ricco di occasioni, emozioni e gol.
Una punta per uno non fa male a nessuno, d'accordo. Ma poi se per un tempo non si vedono tiri in porta e bisogna appellarsi alla fantasia dei portieri, e di qualche difensore, per godersi il brivido degli svarioni, significa che qualcosa non quadra. Juve e Lazio lo hanno spiegato in tutti i modi: Floccari mal servito, Matri impietrito nel mezzo dell'area (ma anche fuori) e tutti ad attendere l'attimo che fugge. Marchisio, memore del bel tempo antico, a far da spalla al centravanti, ed Hernanes in carta carbone dall'altra parte. La Juve è partita con un minimo brio, soprattutto sulle fasce laterali. Ma sono stati lampi, sprazzi poi finiti in una melassa di calcio molto corso ma poco giocato (bene). Peluso ha dimostrato che la maglia pesa un po' troppo, Pogba ha tenuto il motore a giri bassi andando a cercare un po' di gloria in area, tentando qualche conclusione ma senza mettere in imbarazzo Marchetti che, invece, se l'è vista brutta davvero dopo 41 secondi di gioco quando Matri e Marchisio hanno approfittato dell'assestamento difensivo della Lazio, tentando l'incursione. Il portiere si è salvato e la Lazio ha atteso un po' per mettere a pieni giri il suo diesel.
Partita molto diversa da quella conclusa con un pari (0-0) in campionato. Squadra di Petkovic molto più spigliata e con atteggiamento meno difensivo rispetto a due mesi fa. Allora la strategia funzionò. Qui il cambio di passo, e di faccia, forse dovuto a miglior consapevolezza dei laziali, è durato un tempo. Colpa o merito della Juve che, comunque, ha messo in campo mezza squadra titolare, appesantita a fine primo tempo dall'alza bandiera di Bonucci, fermato da un problema al gluteo e sostituito da Caceres.
Juve che ha pizzicato, più che stordire, e Lazio che ha rischiato davvero di andare in gol dopo 35 minuti, quando una incomprensione fra Marrone e Storari avrebbe agevolato la conclusione di Mauri, fermato all'ultimo istante dal solito invalicabile Barzagli. Raccontata così la partita non invitava certo alla sveglia, piuttosto al sonno. E il secondo tempo non è stato proprio la soluzione di tutti i sonni. Anche se la Juve ha ravvivato la sua partita inserendosi più facilmente negli spazi larghi della difesa laziale. Un tiro al volo di Matri, dopo nove minuti, è stato un robusto scampanellio che poteva invitare all'idea-gol se Marchetti non avesse opposto la sua bontà di portiere.
Comunque meglio la Juve della ripresa e più rattrappita la Lazio, costretta ad un più intenso e attento lavoro difensivo. Ma la difesa ha fatto acqua. Il gol di Peluso, dopo 18 minuti, è stato una conseguenza di questo cambio di faccia della partita ed anche il segnale della buona stella di Conte, che stava per cambiarlo ed inserire Vucinic. Invece lui dice aspettiamo ancora un attimo e quello fila in area ad arrampicarsi sulle spalle dello sciagurato (difensivamente) Lulic ad intercettare il pallone calciato da Giaccherini. Strafottente girata di testa come il migliore dei centravanti. Ed anche la mano, contestata dal laziali, a tener giù l'avversario fa parte del mestiere (del centravanti).
Poi l'ingresso di
Vucinic, le due chicche di Vidal (prima colpisce il palo, più tardi costringe Marchetti alla paratissima) e il pasticcio difensivo juventino, che ha prodotto il pari, dicono che c'è ancora spazio per il divertimento e il dubbio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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