Doveva esserci la Sampdoria dopo il Ludogorets, un altro passaggio teoricamente semplice verso la sfida alla Juventus di domenica prossima. Non serviva interpretare la classifica, bastava leggerla: non vincere, dopo aver perso con la Lazio, per l'Inter avrebbe voluto dire risvegliarsi bruscamente dal sogno scudetto, per piombare nell'incubo del fallimento. Ma la partita con la Sampdoria oggi non ci sarà. Nella tarda serata di ieri è arrivata la decisione del ministro dello Sport Spadafora di sospendere tutti gli eventi sportivi in Lombardia e Veneto a causa del Coronavirus.
Nel pomeriggio, quando ancora non si sapeva del rinvio, gli occhi erano puntati su Lukaku e Martinez, di nuovo insieme dopo la staffetta in Bulgaria, già 38 gol in coppia (22 più 16). L'argentino ha segnato l'ultima volta un mese fa, al Cagliari. Poi la squalifica e qualche balbettio inatteso, col malcelato e diffuso sospetto che la sirena Barcellona possa nuocere al suo finale di stagione. «Lautaro è serio e concentrato: ha grandi margini di crescita. Ha solo 22 anni, è già impressionante quanto sia cresciuto rispetto allo scorso anno. Lavora, si impegna, sono contento di averlo a disposizione», era stata la rassicurazione di Conte, che (senza Dzeko e Giroud, e con questo Sanchez) altro non poteva fare, se non sperare che il Toro tornasse rapidamente a essere degna spalla della certezza Lukaku. Ora l'auspicio è che i due siano in forma e disponibili quando verrà recuperata la partita.
Se non altro l'ennesima partenza dalla panchina di Eriksen è rinviata. Sarebbe stata la quarta nelle ultime 5 partite. Il gol vittoria, la traversa, i complimenti raccolti in Europa League non gli erano infatti valsi il posto in campionato. «Le cose vanno provate e riprovate: vedremo se avremo il tempo per farlo», l'epitaffio di Conte. Eppure per averlo a gennaio, l'Inter ha speso 20 milioni. Non usare a tempo pieno quello che di gran lunga è il centrocampista migliore in rosa, appare uno spreco che una squadra in lotta su 3 fronti non potrebbe permettersi. Tra l'altro poi a Conte nel pomeriggio era arrivato il consiglio non richiesto di Carlo Ancelotti, che dalla panchina dell'Everton aveva giudicato Eriksen «un centrocampista completo, molto simile a Pirlo: lineare nel gioco, limpido nel passaggio, pulito e con un gran tiro da fuori; potrebbe giocare davanti la difesa». Stasera non ci sarà la risposta di Conte, a naso infastidito per quella che intimamente giudica ingerenza nel suo lavoro e non il semplice parere di un collega più esperto, ma tant'è. Avrà almeno una settimana in più per ripensare alla formazione per il campionato (anche perché giovedì c'è la sfida in casa di Europa League con il Lugodorets e il danese verrà quasi sicuramente impiegato).
Quanto ad Handanovic, Conte aveva deciso di preservarlo ancora oggi proprio per averlo nella partitissima di domenica contro la Juve. «Non dobbiamo farci prendere dall'ansia». Parole a parte, Handanovic manca all'Inter come e più di un centravanti.
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