Tre mesi di silenzio alla vigilia dei match di campionato possono bastare: così ha pensato Antonio Conte, il quale ha ripreso la tradizione che vuole gli allenatori presentare l'impegno che attende le loro squadre. Il tecnico bianconero aveva deciso di tapparsi la bocca a fine gennaio, infastidito da alcune interpretazioni date a certe sue frasi legate al mercato di Roma e Napoli. Ieri, il parziale dietrofront rispetto al non parlo più comunicato tre mesi fa giorno più giorno meno. «Temevo di non arrivare a fine stagione con la voce, così ho deciso di farla riposare un po'», è stata la battuta preparata a freddo. Dopo di che, con in testa l'Udinese da battere stasera e la Roma risalita a meno cinque per la seconda volta in due settimane, la voglia di scherzare ha lasciato posto al solito realismo ripieno di sindrome da accerchiamento: «Mi sembra di aver detto e ribadito che lo scudetto non è ancora vinto. Sapevo che saremmo arrivati testa a testa per il titolo con la Roma. Il campionato è ancora aperto: per me, nulla di nuovo. Cosa dico a chi insinua che la differenza tra noi e i giallorossi sia stata fatta dagli arbitri? Non mi piace la domanda, quindi non rispondo nemmeno».
Non gli è piaciuta nemmeno l'affermazione di Garcia, secondo il quale la Roma è sola contro tutti: «Per loro questo è magari questo è un fatto sporadico - la replica di Conte -. Per noi è invece qualcosa di sistematico: so bene cosa rappresenta la mia squadra in Italia, dove o si è juventini oppure si è contro. É sempre stato così e lo sarà sempre finché la Juventus vincerà. Qualche tempo fa eravamo un po' più simpatici: ora abbiamo ripreso le giuste posizioni e ne siamo orgogliosi». A Cobolli Gigli e Blanc fischieranno le orecchie, ma certo non è questo un problema di Conte né dei suoi uomini, per i quali il tour de force continua. Con quello, anche lo stress mentale: «Ci auguravamo di dover affrontare simili impegni e quindi non ci lamentiamo. Il mio futuro? Adesso è irrilevante, dobbiamo rimanere concentrati: il resto è irrilevante e non deve preoccupare nessuno». Per Guidolin «battere la Juve sarebbe un sogno», per Conte non è una novità aspettarsi «la partita della vita da parte dei nostri avversari: per noi è normale amministrazione vivere situazioni del genere».
Il Friuli è comunque stadio più amico di quanto ci si possa aspettare: in 80 gare di serie A la Signora ha vinto 53 volte, perso solo 11 volte e festeggiato proprio lì l'incredibile scudetto del 2002, quello del sorpasso all'ultima giornata nei confronti dell'Inter. Tornare stasera a +8 significherebbe tanto se non tutto, dovendo poi ospitare il Bologna e rendendo visita al Sassuolo nei prossimi due impegni: all'andata la Juve ebbe comunque la meglio solo grazie a un'inzuccata di Llorente in pieno recupero, segno che Guidolin seppe gettare un po' di sabbia sulla strada dei campioni d'Italia.
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