Il Cristiano bianconero non piace all'Europa

Ancora un arbitro sulla strada della Signora. Rosso a CR7, esce in lacrime. Ma è impresa Juve: vince 2-0 a Valencia

Il Cristiano bianconero non piace all'Europa

Non sappiamo cos'abbiano al posto del cuore l'arbitro tedesco Felix Brych e, soprattutto, il suo assistente di porta Marco Fritz. Citando l'ex Buffon, forse un bidone dell'immondizia al posto del cuore. Guardando i fatti una scarsa, scarsissima, dimestichezza con l'arte di arbitrare una partita di calcio. Già perché per rovinare, o per rischiare di farlo, una gara espellendo il più forte giocatore del mondo per un buffetto, che un arbitro severissimo e fiscale avrebbe punito al massimo con un giallo, è una follia. Fortuna che in un guizzo di personalità il direttore di gara abbia messo le cose in equilibrio concedendo due calci di rigore, entrambi netti, alla Juventus, permettendo alla Signora di battere il Valencia e di sopperire alla demenziale espulsione di Cristiano Ronaldo. Vittoria doveva essere e vittoria è stata. Nonostante l'altrettanto folle rigore al Valencia nel finale, parato da Szczesny. Ma nessuno avrebbe potuto predire un esordio stagionale in Champions del genere per la Juve.

Compri a suon di milioni il più forte giocatore sulla piazza, quello che ha vinto quattro Champions League negli ultimi cinque anni. Lo compri apposta per lanciare l'assalto alla coppa dalle grandi orecchie. Ti aspetti un esordio da favola, dopo il riscaldamento con doppietta al Sassuolo. E invece va in scena l'assurdo. Fischiato, beccato, provocato e infine cacciato, dopo 29 minuti. Murillo lo trattiene, Cristiano sbraccia per liberarsi. L'avversario crolla al suolo come colpito da un cecchino nascosto in tribuna. Ronaldo non ci sta e lo riprende con veemenza toccandogli i capelli. Scoppia la gazzarra, Fritz richiama Brych e gli sussurra che Ronaldo ha tirato i capelli a Murillo e merita il rosso diretto. Il portoghese non ci crede, scoppia a piangere, non vuole andarsene. Sbraitare contro l'arbitro non serve a nulla, la decisione è presa. Da Madrid a Valencia, la Champions della Juve comincia com'era finita, sempre con Ronaldo di mezzo. Dal rigore segnato nel recupero per eliminare la Signora, col rosso al Buffon furioso, al rosso al portoghese, il primo della sua storia in Champions, dopo 29 minuti vestito di bianconero.

E hanno una bella faccia di tolla i vertici della Uefa a dire che no, il Var in Champions League non si può utilizzare. Il campionario di scuse addotte è da manuale dell'idiozia e credibile meno di nulla: dall'impreparazione degli arbitri alla non perfezione dello strumento tecnologico. Sta di fatto che vedere un assistente di porta prendere una decisione così delicata (e sbagliata) senza un aiuto tecnologico a portata di mano è come vedere Vettel che guida l'auto dei Flinstones in tangenziale. Folle e anacronistico.

Va bene alla Juventus che i bianconeri siano nettamente superiori al Valencia. Tre nettissime occasioni da rete prima del rosso a Ronaldo farebbero pensare al peggio quando i bianconeri restano in 10. Ma la freddezza e il talento di Pjanic, bravissimo a non farsi deconcentrare dal dischetto, due volte, fanno la differenza. Il tutto unito a una grande personalità, capacità di soffrire e compattezza di squadra che permettono a Szczesny di rischiare pochissimo e di regalarli applausi per il penalty parato a Parejo.

La Juventus ha preso Ronaldo per vincere la Champions. All'esordio vince anche se il fenomeno viene espulso ingiustamente. La follia rimane, come le polemiche. Ma il segnale lanciato, comunque, è forte. La Juve c'è e ci sarà.

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