D'accordo, siamo a fine stagione, le energie fisiche dei giocatori sono al lumicino, quelle mentali (per molti) più rivolte al mercato che al campo. Si torna così al vecchio adagio dell'utilità delle amichevoli per le nazionali - al dilà dei doveri di calendario e dei contratti tv da rispettare -, problema che dal 2018 sarà risolto con l'avvento della Nations League. Sta di fatto che l'Italia che una volta snobbava le partite senza punti in palio, oggi quanto meno prova a giocarle e il più delle volte porta a casa il risultato positivo. Lo dice il bilancio della truppa di Ventura che ne ha giocate 4 contro squadre blasonate come Francia, Germania, Olanda e Uruguay e ha perso solo la prima all'avvento del nuovo corso.
Certo, lo spazio per lo spettacolo è stato poco, più importante guardare alla crescita di alcuni elementi che formeranno l'ossatura azzurra del futuro. Per ora procediamo a tentoni verso il Mondiale che dovremo conquistarci in Spagna a settembre o nella lotteria dei playoff a novembre. Di sicuro, il lavoro dei primi dieci mesi di Ventura è un patrimonio da conservare, in virtù della buona generazione di nuove leve che sta lavorando sotto l'ala protettrice dei senatori (i vari Buffon, Chiellini e De Rossi, agli ultimi spiccioli d'azzurro).
Gli stage, poi, la vera conquista del ct, stanno contribuendo a forgiare gli azzurri che verranno e la collaborazione dei club sta tornando utile. Teoremi tanti, certezze ancora poche, ma c'è ottimismo. E se Ventura ha deciso di continuare l'avventura fino al 2020, salvo clamorosi colpi di scena, vuol dire che ci crede. E allora per ora va sostenuto.
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