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Il derby balla sulle punte ma ci pensa Locatelli. E la Juve "torna" Juve

Allegri e Juric tolgono gli attaccanti... L'azzurro risolve nel finale con un altro "golden" gol

Il derby balla sulle punte ma ci pensa Locatelli. E la Juve "torna" Juve

La Juve piedi storti alla fine ha trovato il piede da ingegnere calcistico di Manuel Locatelli. Derby vinto, ma forse qualcosa di più: Juve tornata Juve. Dopo venti partite consecutive di campionato ha smesso di subire gol (era ad un passo dal record negativo del 1955), non ha mai messo il derby in pericolo se non fosse per la mira storta di ragazzi prodighi (McKennie) e ragazzi falsamente ritenuti prodigio (Kean). Soprattutto ha detto che questa è la squadra di Federico Chiesa, ancora una volta ispirato e nel caso del gol ispiratore, ma che Locatelli ci sta mettendo del suo per stargli dietro. Il novello predicatore del golden gol (dopo la Samp siamo già a due) sta dimostrando che Allegri possiede due mattoni sui quali posare i contropiedi letali che alla Signora piacciono tanto.

Derby, per certi versi, tipico di due squadre da otto punti in classifica. Toro-torello soprattutto per l'assenteismo in attacco, ma i piedi da gol erano in tribuna. Juve accendi e spegni giustificata da assenze, dalla partita dura contro il Chelsea e dalla qualità che fa luccicare gli argenti ma non riesce a nascondere la polvere dei calciatori di latta. Il Torino se l'è giocata bene nel primo tempo, un po' meno nella ripresa: però i rischi sono stati tutti suoi. La Juve ha sentito freddo solo per un colpo di testa di Lukic sul quale Szczesny ha tentato di riproporre il solito thrilling, e dopo due minuti deve aver rimpianto l'idea di lasciare Cuadrado in panca per far posto a Kean: ragazzino presuntuoso e pretenzioso che si è mangiato la prima occasione. Juve che rischia di chiudere la sfida nei primi otto minuti, tre occasioni (McKennie l'altro piede storto), eppoi il match finalmente è diventato partita, più equilibrato: ossia vero derby. E fine della storia incerta fino in fondo: Juve in difficoltà nel trovare il gol. Il Toro ha preferito tener botta a centrocampo e saluti all'attacco. Allegri ci ha preso con i cambi ed ha trasformato la squadra del secondo tempo. La scelta di Cuadrado per Kean e, in seguito, perfino quella di Kulusevski (che nel finale ha colpito un palo), hanno fatto intravedere una Juve per il futuro, mentre la precedente si stava ancora dimenando fra le ragnatele del passato.

Locatelli ha restituito qualcosa ai suoi datori di lavoro ripartendo da quel gol, in Milan-Juve, che segnò il successo rossonero e la storia sua. Fu la prima rete in serie A e questo è stato il primo gol nel derby e, forse, il primo che lo incorona giocatore da Juve. Rete da ingegnere del pallone: Chiesa che fa l'assist, e il suo destro che fa partire un pallone, appena deviato da Milinkovic, con sberleffo al palo. Idea regalata dal destino. L'impronta sua e quella di Chiesa, riproposto punta centrale nella ripresa, sono le bandiere bianconere che sventoleranno nel ricordo di questo derby. E forse spiegheranno, a un tifoso, che per vincere serve pedalare.

E non tirare una bici elettrica addosso ad un poliziotto, com'è accaduto in una rissa fuori dello stadio.

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