
Gli scudetti da giocatori di Juventus e Inter. E, adesso, la panchina: Igor Tudor su quella bianconera, Christian Chivu su quella nerazzurra. Sfidanti, sabato allo Stadium: per guardarsi dritti negli occhi e cominciare a capire se le rispettive creature sono già a buon punto del proprio potenziale. Magari la sfida delle sfide arriva un po' troppo presto, ma al calendario non si comanda e allora tanto vale godersi lo spettacolo: partendo dal presupposto che la stagione è appena agli albori e che la strada da percorrere sarà ancora lunghissima.
La base di partenza è però la stessa per Juve e Inter. Le quali hanno scelto di affidarsi a due tecnici che conoscono la piazza per averla vissuta quando correvano dietro a un pallone e vincevano trofei in serie: Chivu in nerazzurro ha collezionato tre scudetti, due Coppe Italia e due Supercoppe, ma soprattutto è stato tra i protagonisti del triplete nel 2010. Appesi gli scarpini al chiodo, è stato poi l'architetto della Primavera nerazzurra con cui ha vinto il tricolore nel 2022 prima di accettare l'offerta del Parma, da lui condotto alla salvezza lo scorso anno con un bilancio di 16 punti in 13 partite facendo bella figura anche contro le big del campionato: il ritorno alla base (accordo fino al 2027), dopo il traumatico addio di Inzaghi, è così suonato come un qualcosa di logico e quasi inevitabile anche se la prima scelta era Fabregas.
Dall'altro lato, Igor Tudor. Che con la Juve ha vinto lui pure tre scudetti (anche se quello del 2006 è stato poi revocato), collezionato 174 presenze e segnato 21 gol: da difensore e anche da centrocampista, come lo aveva impostato Lippi. Piedi educati e fisico di cristallo, al punto da essere poi costretto a lasciare il calcio giocato a soli trent'anni: la Signora gli è però sempre rimasta nel cuore e non ne ha mai fatto mistero. A dirla tutta, non vedeva l'ora di tornare e, quando nel 2020/21 la squadra era stata affidata a Pirlo, lui si era liberato dall'Hajduk Spalato pagando di tasca propria una penale di 150.000 euro pur di fargli da vice: le cose non erano poi andate benissimo e a un certo punto Tudor aveva anche sperato di poter essere il successore dell'ex centrocampista azzurro. Le strade si erano poi separate, salvo tornare a incrociarsi la scorsa primavera: via Thiago Motta e squadra a lui, che per arrivare a Torino in fretta viaggia di notte in macchina. Pro tempore, ma solo in teoria: contratto poi rinnovato fino al 2027 e identità bianconera preservata.
"La Juve è casa e storia, qui ho imparato a stare al mondo e sono diventato uomo grazie anche ai consigli di gente come Del Piero e Zidane", ha ribadito più volte.Ancora un paio di giorni e poi Tudor e Chivu si sfideranno in panchina per la seconda volta: la prima, lo scorso 23 aprile, ha visto imporsi il tecnico rumeno, allora sulla panchina del Parma. Sabato, chissà.