Derby a muso duro. Spalletti: "Facce cattive". Gattuso: "Avvelenati"

Ma pure scambi di cortesie: "Rino conosce bene queste sfide". "Dell'Inter temo Luciano"

Derby a muso duro. Spalletti: "Facce cattive". Gattuso: "Avvelenati"

nostro inviato ad Appiano G.

C'è una data, il 27 dicembre, che ha cambiato se non tutto quasi. Quella sera dal clima ancora natalizio, si giocava il derby di coppa Italia tra Milan e Inter. Nerazzurri in forma, rossoneri quasi disperati e reduci dal cambio di allenatore. Eppure vinse il Milan, ai supplementari e da lì cambiò moltissimo. Gattuso ha rilanciato i suoi portandoli in zona Europa, Spalletti è andato in crisi e quella Champions che sembrava cosa certa è tutta in bilico. Ora Milan e Inter si ritrovano, coi nerazzurri ancora avanti in classifica ma con umori, adesso, completamenti mutati.

Basta questo per dire che stasera sarà tutto scritto? Nemmeno un po'. Perché questo è il derby e un derby non è mai una partita come le altre. E quello che si giocherà in un San Siro da record d'incasso sarà un derby speciale. In gioco non c'è lo scudetto ma la possibilità di spianare le ali per l'obbiettivo Champions e al tempo stesso fare un torto non da poco ai cugini. Se l'Inter vince va a più 10 sul Milan, rimane comodamente in lizza per un posto nelle quattro e allontana la minaccia di un ritorno rossonero. Se invece vince il Milan, ecco che quella Champions che sembrava un'utopia diventa un obiettivo concreto e fattibile, altrimenti rimane il traguardo Europa League. Non male per come si erano messe le cose in avvio di stagione, ma tutt'altra cosa rispetto alla Champions.

E allora, l'occasione è importante per entrambi e chi guida in classifica non vuole perdere colpi. «Le sensazioni sono bellissime perché si va a giocare la gara più affascinante - Spiega Spalletti -. Sappiamo dell'affluenza del pubblico e quanto questo significa. Andiamo a determinare il nostro destino. Serve arrivare nel mondo corretto. Consapevoli dei nostri mezzi», ha detto il tecnico dell'Inter. «Giocare un derby è sempre bello e difficile, da allenatore hai tanti pensieri, da giocatore era diverso - racconta Gattuso -. Dobbiamo essere bravi a prepararla. Dobbiamo essere umili e rispettare gli avversari. Noi non possiamo sbagliare, l'Inter sì». Come si decide una partita così speciale, attesa e delicata? Entrambi i tecnici hanno le idee chiare: ci vuole cuore ma anche la capacità di sapere ragionare. «Servirà avere una testa pensante in maniera continuativa, a caccia dei momenti importanti. Voglio vedere facce cattive», confessa Spalletti. La grinta non è mai mancata a Ringhio che spiega il suo manifesto programmatico: «Dobbiamo essere lucidi e giocare con rispetto. Voglio undici avvelenati».

Una sfida nella sfida, totalmente inedita, è proprio quella tra i due allenatori. Diversi per storia, modi e idee. Il vecchio volpone Spalletti, più esperto e avvezzo a gare come questa, e il giovane e rampante Gattuso, cui l'esperienza non manca e non è certo l'ultimo arrivato anche se novellino della serie A e di partite ad alta tensione viste dalla panchina. I due alla viglia si elogiano reciprocamente. «Rino è bravissimo, anche se come allenatore lo conosco poco, ma le qualità morali non sono in discussione - dice Spalletti -. Se può pesare la mia maggior esperienza a certi livelli? Da calciatore ne ha giocati tantissimi di derby e di partite così. Io ero scarso, quando giocavo mi facevano allenare solo quando c'era la parte atletica, il giovedì e il venerdì mi lasciavano a casa. Sono io che dovrei chiedere a lui, i giovedì e venerdì me li deve raccontare lui...». Complimenti all'avversario cittadino anche da Gattuso. «Dell'Inter mi fa paura l'allenatore, ha grande esperienza ed è preparato.

Mi preoccupa la sua esperienza e dobbiamo essere bravi a leggere la partita».

Carezze, strette di mano, rispetto. Quasi affetto. Ma per quei novanta minuti sarà battaglia. Sportiva ma battaglia, vera. Perché è un derby, non una partita come le altre. E questa volta vale pure tantissimo.

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