Quel diavolaccio del Milan ha mosso ancora la coda. E ha messo in fila un altro successo fuori da San Siro che è diventato il suo nuovo impero. In viaggio ha costruito il suo magnifico campionato, confermato dalle luci abbaglianti e dagli errori inattesi di Firenze dove è partito davanti, si è fatto sorpassare da una Fiorentina sorprendente e infine è ripartito a testa bassa chiamando a raccolta anche altri esponenti del gruppo, il recuperato Calhanoglu dopo la zampata di Diaz che ha rimesso in equilibrio il risultato. Ibra ma non solo. Zlatan è stato ancora una volta il protagonista di questo colpo di reni del Milan. Pensate un po': ha firmato un gol, splendido, su lancio di Kjaer, poi centrato una traversa e un palo scheggiato su un tiro cross. Non avesse saltato tutte quelle partite (21 su 43) chissà dove sarebbe oggi il Milan, in Europa league e in campionato.
Ma intendiamoci non c'è stato solo il gigante svedese felice come un bambino al luna park per la convocazione in nazionale («mi sento giovane») e per il record (nessuno alla sua età in Italia ha mai collezionato 15 gol e tanti assist, trascurando i rigori sbavati). Ibra è il terminale di un asse di cemento armato. Basta metterli in fila per valutare il loro rendimento. Dietro c'è Tomori, al centro di una difesa che ha disarmato Vlahovic e soci, a metà campo comanda Kessiè che non si ferma mai e che nonostante un acciacco ha resistito ed è entrato nell'azione che ha dato il via al 3 a 2 finale dei rossoneri, in attacco Zlatan che ha resistito per tutti i 96 minuti ed è tornato in difesa su calcio d'angolo e punizioni per dare una mano alla difesa.
Si è rivisto dopo una vita Bennacer (al posto del timido Tonali) e non è passato inosservato. Perché la sua regia, le sue geometrie, la sua intesa con Kessiè, hanno di fatto spinto il Milan a cambiare il passo nella ripresa e a risalire sulla parete del risultato per rimettere la testa davanti a tutti e piazzarsi a meno 6 dall'Inter in attesa del recupero Inter-Sassuolo. Altra riflessione: negli ultimi 20 minuti, quando Prandelli ha schierato il meglio della sua artiglieria (dentro Callejon e Kouamè), la Fiorentina ha accusato qualche pausa fisica, è stato il Milan invece a dare segnali di una grande vitalità. Perché tutto abbia una spiegazione bisognerà anche segnalare il cambio tattico operato dalla panchina rossonera: Diaz è andato dietro Ibra, Calhanoglu si è spostato sulla sinistra e ha ritrovato il gol dopo una vita. Il ragazzo del Real, come restituito alle sue zolle preferite, ha avuto il tocco magico per il 2 a 2.
Non ci sono state soltanto luci abbaglianti. Si sono viste anche delle ombre inquietanti. Per esempio Dalot, sostituto dell'infortunato Calabria, che ha patito nel primo tempo e si è rifatto parzialmente più avanti.
Per esempio Donnarumma che sulla punizione di Pulgar (gol dell'1 a 1) è apparso in clamoroso ritardo. Ha protestato, incredibilmente, spiegando all'arbitro di non aver sentito il suo fischio. Gigio, sveglia: è una scusa da calcio d'oratorio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.