Nostro inviato ad Appiano Gentile
Cerca luci, non vede ombre. Crede nell'Inter ma non la discolpa: «Le ultime due partite? Mai successa una cosa simile. Ora dovremo far vedere che siamo squadra e dimostrare carattere». Mateo Kovacic ha il sorriso del ragazzo tranquillo, solare, senza il logorio della moderna vita calcistica. Dopo meno di due anni parla un fantastico italiano: e in quello ci vedi anche la testa. È tornato dalle partite in nazionale con un problema muscolare. Incrocia il tormento con il realismo. «Vediamo venerdì. Il campo era scivoloso, ho fatto un movimento sulla gamba sinistra. Ho sentito male, ma non troppo, e non volevo rischiare. Mi sono fermato. Eravamo già in vantaggio(con l'Azerbaigian ndr.)».
C'è rischio e rischio, giovane (classe '94, badate bene) ma con occhio lungo: nazionale e club, bisogna saper gestire tutto per un bene comune. Peccato che l'Inter Nella stagione passata Mateo diceva: il prossimo sarà l'anno nerazzurro? Previsione già sbagliata?
«Non pensavo allo scudetto, ma a fare qualcosa di nuovo, un buon calcio: certo, non come quello delle ultime due partite».
Invece la strada si è fatta difficile
«Col Cagliari partita strana. Con la Fiorentina non stavamo giocando male, poi abbiamo preso due gol: bellissimi, nessuno ha colpa. E così dopo 20 minuti sei già morto. Ora dobbiamo fare un partitone con il Napoli».
Inter-Napoli è già diventata sfida da dentro o fuori
«Per noi saranno tre punti fondamentali, avendone persi sei. Certo se ne perdiamo nove, molto male. Ma non tutto è perduto. Il calcio è così: un giorno sei terzo e un altro settimo. Il caso nostro. Ora se vinciamo, cambia tutto».
Avete il vizietto di prendere troppe reti iniziali
«Vero, ma prima non subivamo: 10 gol segnati e uno solo incassato. Il problema sta nella nostra testa. È colpa nostra, siamo in campo, dobbiamo dare di più».
Brutto gioco. Serve più tecnica o più forza fisica?
«Ci manca un po' di forza, ma pure convinzione, personalità. In certe situazioni non ci muoviamo come dice Mazzarri: magari senza pallone. Ci sono i nuovi, dobbiamo conoscerci. E anche svegliarci».
Kovacic può essere punto di riferimento?
«Credo molto in me. Devo chiedere di più la palla. Ma la squadra ha bisogno di tutti. Thohir sta costruendo qualcosa di nuovo, progetti, stadio, mi dicono che sono parte importante del progetto. Quindi ci tengo a restare a lungo».
Pareva che Medel fosse arrivato a dare una mano
«Corre tanto e aiuta. Mi piace. Ma prima della Fiorentina tutto andava bene, poi tutti abbiamo giocato meno bene».
Avete scoperto i peccati?
«Se giochiamo bene, bene, come dice il mister, siamo primi. Possiamo fare meglio. Talvolta serve tener palla, io invece voglio fare subito qualcosa. Guardate la Juve: magari non gioca benissimo, ma aspetta il momento giusto per giocarla e colpire. A me piace il calcio della Roma: bellissimo, vogliono tutti palla e la tengono tutti. Se hai palla corri meno ».
Copiare il metodo Juve?
«Certo, anche nei risultati. Ha vinto gli ultimi campionati perché ha sempre battuto le piccole. Noi, invece, finora abbiamo perso troppi punti. Poi con le grandi te la giochi».
Appunto con il Napoli. Chi la preoccupa?
«Mi piace molto Mertens. Ma come non dire Higuain. Poi Hamsik e Insigne, sono molto forti in attacco. Meglio guardare a noi. Loro da 3-4 anni sono fra i primi».
Mancini avrebbe voluto Hamsik all'Inter. Invece qualche anno dopo è arrivato Kovacic. Chissà
«Siamo diversi. Lui fa tanti gol, io no. Calcia molto di sinistro e destro, cerca palla in profondità. Io vado più palla al piede. Dobbiamo stare attenti: Hamsik, Higuain e Mertens hanno appena segnato due gol a testa in nazionale».
Voi avete solo due attaccanti. Dove si vince la sfida?
«Palacio con il suo movimento mette in difficoltà. Icardi è più decisivo in area. Ci manca Osvaldo che aiuta molto. Un uomo in più nella rosa può servire. Il centrocampo è la chiave essendo il motore della squadra, ma conta il gruppo».
Tra Mazzarri e il tifo non c'è feeling: quanti fischi
«Il rapporto con i tifosi è buono. Io non sento i fischi, perché mi concentro sul gioco. Però, nelle ultime due partite, avevano ragione di fischiare: si aspettavano di più dall'Inter. E l'Inter siamo noi e il tecnico, tutti insieme».
Kovacic da quasi due anni è in Italia, cosa ha imparato?
«Qui si parla molto di tattica. Mazzarri mi ha insegnato come uscire dalla fase difensiva, ora capisco meglio dove stare, tante cose.
Qui ti studiano bene, non trovi spazio, sanno dove vai. In Inghilterra e Germania è più facile. E io ho capito che, se cominci a giocar bene e segnare tanto qui in Italia, puoi andare tranquillo in qualunque parte del mondo».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.