Dove osano le «Alpine» per sfidare le emozioni

La tappa epica del Turini al volante della A110 In «Sport» il sound sale di un'ottava, da sballo

Roberta Pasero

Col de Turini (Francia) Mai dire m'hai. Non con Alpine. Perché è imprevedibile. Istintiva. Un uragano. La guidi una volta ed è per sempre. Perché ha un suo temperamento. Il mio. E dunque è una sfida continua. Di passioni. Di emozioni.

A come adrenalina. A come arte dell'avventura. A come Alpine A110, coupé biposto con presenza scenica da supercar, iconico brand Renault. Un mix & match di tecnologia e design. Di racing e heritage. E allora perché non farla tornare là dov'è diventata un mito? Sui tornanti del Rally di Montecarlo, nella tappa epica che porta al Col de Turini, Alpi marittime francesi, palcoscenico di grandi vittorie Alpine. La «mia» A110 è una Premiere Edition. Edizione limitata a 1.955 esemplari, sold out in 5 giorni; 1955 come l'anno in cui Jean Rédélé, pilota e imprenditore visionario, cominciò a costruire il suo sogno nell'atelier di Dieppe. E a portare il marchio nella leggenda.

I primi tornanti sono l'ouverture di un infuocato paso doble. Io e Alpine. Alpine e io in un ballo tutto tecnica e istinto. Alpine sfida i tornanti. Li aggredisce con inquietudine. Li interpreta con creatività. Li taglia con dinamismo. Li anticipa con spavalderia. È un up & down di spinte verticali e di ritorni aderenti all'asfalto. È un assolo di adrenalina che sale over the rainbow, tra strapiombi e pareti di foreste. Ma se siete qui per ammirare il panorama veniteci con un'altra (auto). Perché Alpine è come un amore esclusivo. Esige concentrazione, non ammette sguardi distratti, cerca attenzioni. E con lei è sempre troppo presto per arrivare al col de Turini, 1.607 metri che sembrano l'infinito. Qui dove da sempre osano le Alpine. Qui dove le emozioni si colorano dell'esclusivo azzurro A110. Un azzurro che si dissolve nel gioco di riflessi della sua livrea. Con la freccia della A che scocca qui e là, pure nell'abitacolo minimal chic, tra rivestimenti in fibra di carbonio, pelle nera anche matelassé e avvolgenti sedili Sabelt, con lo schienale fisso, reclinato in assetto sport. Persino l'estrattore sottoscocca in coda non passa inosservato e proietta sull'asfalto un merletto di vedo e intravedo.

Bella e possibile. A110 ha baricentro rasoterra, trazione posteriore, 1.098 kg di leggerezza e sotto il cofano un 4 cilindri turbo 1.8 da 252 cv di potenza per schizzare da 0 a 100 in 4,5 secondi. E poi Zang Tumb Tumb. Parole in libertà futuriste. Come il sound delle auto nate anche per farsi sentire. Come quello di Alpine. Che in modalità sport sale di un'ottava e compone una partitura scoppiettante di lampi e brividi sonori difficili da togliersi dalla testa.

Ma A110 non è un'auto e basta. Disegna nell'aria una linea fluttuante e se fosse architettura sarebbe il profilo «fluido» del museo Heydar Aliyev by Zaha Hadid a Baku. Rimanda ad altre emozioni, per chi sa riconoscerle: «È simbolica come una scultura di Brancusi. Intrigante come una spy story. Sinuosa come un ghepardo. Appassionante come un film di James Bond. Se fosse design sarebbe un pezzo memorabile come lo spremiagrumi di Philippe Starck. Se fosse sentimento sarebbe passione», riflette Francesco Fontana Giusti, direttore Comunicazione & Immagine di Renault Italia. «Ha una carrozzeria sexy ed è pensata soprattutto per un target maschile che cerca l'avventura understated. Perché non si nota tanto, ma quando serve mostra muscoli da vera sportiva». Alpine per soli uomini? Domandatelo ad Alexia Giugni, manager appassionata di rally. Lei si è regalata un'Alpine quando ha potuto rimettere il turbo al motore della sua vita tenuto al minimo sfidando la malattia. E mixando il rombo del suo cuore a quello di Alpine ha conquistato il secondo posto femminile qui, all'ultimo Rallye Monte-Carlo Historique.

Ma ora via in discesa verso Sospel. Un percorso da slalom speciale, fast & furious, più dei Queen di Don't stop me now. Tornanti che sono sciabolate nella roccia e curve creative come quelle da inventare sulla pista ultrablack del Grand Couloir a Courchevel. Già sognando la new one di Alpine, la A110 S, ancor più racing delle versioni Pure e Légende: 292 cv che promettono scintille, da 0 a 100 in 4,4 secondi, raffinato color Grigio Tuono Mat con dettagli orange, e come optional anche tetto in carbonio (da 68.200 euro, ordinabile su App Alpine per guidarla da fine anno). E immaginando pure l'Alpine che verrà. «A110 cabrio? No, difficile posizionare il tetto a scomparsa. A110 elettrica? No, impossibile trovare spazio per la batteria. A110 Suv? Sì, presto avremo anche il Suv: amplierà la gamma e il target di Alpine», assicura Régis Fricotté, direttore commerciale del brand.

E poi? Poi fine dell'avventura.

Difficile dire adieu a un tipo come Alpine. Perché è una che non si dimentica. È come certi incontri inaspettati della vita che speri siano per sempre. Perché lei sarà pure a tiratura limitata. Però sogni, emozioni, passioni, possono mai essere limited edition?

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