Brutto, sporco, persino cinico ma vincente. Il Napoli chiude il cerchio (in un anno da Udine a Udine 21 gare esterne senza sconfitte, ma anche una serie di 40 partite con 32 successi e 103 punti, nessuno così bene in Europa) e lo fa con una delle prestazioni meno brillanti dell'anno. Per il controsorpasso all'Inter basta un tocco di Jorginho, bravo a rimediare all'errore dagli undici metri e a violare un campo sempre ostico per i partenopei.
La truppa di Sarri ha dovuto di nuovo fare i conti con lo stress psicofisico post Champions, che aveva già causato i due pareggi in campionato contro Inter e Chievo, e soprattutto con le motivazioni particolari dell'Udinese, riveduta e corretta per la "prima" di Massimo Oddo in panchina. «Quest'anno non vinciamo solo con la qualità, anche se devo dire che nonostante il Dacia Arena sia uno stadio bellissimo, ha un terreno indegno per la categoria», ha sottolineato il tecnico del Napoli. Che ieri, in una gara molto tattica, ha tratto beneficio dal turnover - tre i cambi rispetto alla notte europea con lo Shakhtar - pur vedendo chiusi tutti gli spazi da parte degli avversari. «Rotazioni? Sembra che non faccio nulla, perché magari gli altri guardano quei tre dell'attacco...», scherza Sarri.
La vittoria di ieri evidenzia come il Napoli stia pian piano superando i propri limiti del passato. Una volta nelle partite sporche andava in difficoltà e spesso non raccoglieva niente. Ora c'è una grande applicazione in difesa, cresciuta negli interpreti (vedi lo stakanovista Koulibaly, muro insormontabile), subisce pochi gol - nove, la migliore insieme all'Inter - grazie a una maggiore attenzione; anche in una giornata meno positiva del tridente, un gol riesce sempre a farlo ed è sufficiente per portare a casa i tre punti; con un possesso palla «normale», il risultato arriva lo stesso. E in un ambiente, come quello napoletano, che di numeri vive, la suggestione delle cifre messe sul piatto dalla squadra di Sarri è ammaliante: dodici vittorie su 14 gare, uno 0 nella casella delle sconfitte, 35 gol segnati e una striscia positiva da febbraio a oggi di 26 partite senza stop.
L'eroe di giornata è quel Jorginho, «scoperto» troppo tardi dall'ormai ex ct Ventura e in lacrime nella notte drammatica di San Siro che ci ha lasciato fuori dal Mondiale. Un rigore tirato malissimo, un tempo di reazione straordinario per il tap in vincente, complice la respinta corta di Scuffet. L'Udinese, che ha tirato in porta più del Napoli - capace di perdere almeno 30 palloni, una cifra incredibile per una squadra che raramente getta via la sfera -, paga così l'unica vera sbavatura difensiva: il fallo in area di Angella su Maggio (alla seconda da titolare e autore di un'ottima prestazione elogiata alla fine anche da Sarri) che aveva intercettato una palla rimasta nella terra di nessuno.
Il bianconero delle maglie dei friulani evocava già al Napoli la supersfida di venerdì prossimo con la Juventus, che si giocherà a parti invertite rispetto al confronto dell'aprile scorso.
Stavolta sono Higuain e compagni a inseguire, ma - avverte Sarri - «in questo momento la classifica non ha troppo valore. Quindi gara importante sì, ma non decisiva». E sull'Inter dice: «Squadra e società forti, ma giocare ogni sette giorni e non tre è un altro sport».
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