Cinque minuti col fiato sospeso - Baz tampona Pol Espargaro alla prima curva, si stendono entrambi e solo per un miracolo non vengono investiti da quelli che arrivano: il francese perde conoscenza per un attimo ma se la caverà solo con un'ammaccatura al piede - e poi quaranta a bocca aperta, di fronte a quella che sarà ricordata come una delle gare più emozionanti della stagione. La soporifera Formula 1 dovrebbe prendere appunti, perché in un colpo solo abbiamo avuto: un vincitore nuovo di zecca (Vinales, che a 22 anni centra il primo successo nella classe regina) nonché il settimo diverso negli ultimi sette gran premi, un'altra casa che rompe il digiuno (stavolta si sblocca la Suzuki, che era a secco dal 2009 quando Vermeulen trionfò a Le Mans), ma soprattutto una quantità di sorpassi da perdere il conto e un duello Rossi-Marquez come non si vedeva da Sepang, anche se stavolta si è rimasti ben dentro i limiti della correttezza.
Misurando il tutto col freddo parametro della classifica si potrebbe dire che alla fine è cambiato poco, perché Valentino ha recuperato la miseria di tre punti e il mondiale, a sei tappe dalla fine e con l'hondista a +50, pare ormai segnato. Ma la gara inglese ha detto molto di più: ha detto che sotto la cenere delle ultime parole concilianti la rivalità tra i due è ancora bollente.
Al secondo start (dopo l'incidente di cui sopra erano state esposte le bandiere rosse, ndr) Vinales prende la testa e non la molla più. Valentino dirà poi che «quando ero secondo ho pensato anche andarlo a prendere, ma dopo 8-9 giri ho cominciato a scivolare sul posteriore», in realtà il suo futuro compagno di squadra ha un passo irresistibile e va in fuga come il Lorenzo dei giorni migliori: arriverà da solo per la gioia del team manager Brivio e della fidanzata italiana Kiara. Il piatto forte diventa allora la lotta per il secondo posto, con quattro piloti a darsele di santa ragione: Rossi e Marquez, ma anche Crutchlow e Iannone, mentre l'acciaccato Dovizioso, un Pedrosa sempre più malinconico e il Lorenzo dei giorni peggiori (anche con la pista asciutta, e questa è una notizia) si guardano lo spettacolo da lontano.
Un warm up inutile, perché di mattina la pista era ancora umida, ha trasformato la scelta delle gomme per la gara in una lotteria: Vinales, Crutchlow e Rossi optano per la hard davanti e la media dietro, una scelta ripagata dall'ordine d'arrivo; Iannone, Dovizioso e Pedrosa osano una doppia soft, mentre Marquez e Lorenzo montano soft all'anteriore e media al posteriore. Sono proprio gli pneumatici a tradire Iannone, che dopo una partenza guardinga aveva rotto gli indugi e pareva il favorito per la piazza d'onore. Marquez invece riesce a costringere i suoi ad acrobazie da fuoriclasse: all'inizio fa il ragioniere e a un certo punto si ritrova anche quinto, ma quando entra in bagarre con Rossi perde ogni prudenza. È chiaro che a quel punto non contano né la posizione in gara né la classifica generale, ma solo il purissimo orgoglio di mettere le ruote davanti al nemico.
Dopo una serie di sportellate da antologia la spunta Marc che però poi esagera, prova a prendere anche Crutchlow, lo tocca, va lungo e rientra dietro anche a Valentino. Il britannico alla fine sarà secondo e soddisfatto: «Sì, Marc mi ha toccato il ginocchio con l'aletta ma mi sono divertito, non siamo mica signorine».
Rossi invece esulterà per il podio, ma soprattutto per aver finito davanti a Marquez, come se avesse vinto («È stata una gara bellissima, ha regnato l'ignoranza», ha detto Vale). E domenica c'è già Misano: la tregua è rotta, la battaglia tra i due galli del pollaio è appena ricominciata.
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