Ecco perché Higuain al Milan ha fallito

Gattuso: «Come Bonucci cercava qui la perfezione a cui era abituato». E lo lascia a casa

Ecco perché Higuain al Milan ha fallito

L'incipit sembrava tratto dal remake del film Gli ammutinati del Bounty. Al microfono di Milanello, Rino Gattuso, in versione Marlon Brando, a poche ore dalla sfida di Genova, altro crocevia della sua tormentata stagione, ha dettato: «Ho visto uno dei più brutti allenamenti da quando sono a Milanello, le chiacchiere non fanno bene al gruppo. Ho parlato con Higuain, non sarà con noi a Genova: dobbiamo andare a fare la guerra con chi è pronto a livello mentale e Gonzalo non era pronto». Con una sola frase ha fornito la notizia del giorno (l'argentino è rimasto a casa in attesa di volare a Londra da Sarri già domani) e alzato il sipario sulla tempesta che ha sconvolto il suo gruppo. Non è la prima volta che le tormentate vicende rossonere costringono Gattuso al ruolo di portavoce esclusivo del Milan: della società e del suo super-staff, da Scaroni a Gazidis, da Leonardo a Maldini, nessuna traccia, nessuna spiegazione, nessun intervento. I due, Gattuso e Higuain, hanno avuto un colloquio schietto. L'argentino è stato brutale: «Preferirei non essere convocato, non sono preparato». Rino ha tratto la conclusione con la società: «Piuttosto che averlo contro voglia, ne faccio a meno». Eppure nel congedo, il tecnico calabrese è stato un giudice sereno: «Non sono deluso da Higuain, sono stato calciatore e accetto la sua scelta. Ho fatto di tutto per tenerlo, è successo già con Bonucci. Gonzalo poteva fare qualcosa di più per noi, noi potevamo fare qualcosa di più per lui» il bilancio da perfetto contabile.

Gattuso è stato prezioso più avanti quando ha spiegato, in modo didascalico, il fenomeno dell'abbandono del Milan dai due pilastri ex Juve. «È successo anche a me quando, dopo 13 anni, ho lasciato il Milan per andare al Sion. Passate poche settimane mi ha preso la scimmia, volevo abbandonare. È stato allora che ho capito che ero io a dover fare un passo indietro e non invece pretendere la perfezione in Svizzera dopo aver giocato in un club organizzato, popolato da grandi campioni» la perfetta analisi. Trasferita ai giorni nostri si può tradurre così: Bonucci e Higuain pensavano di trovare nel Milan attuale, lontano anni luce da quello berlusconiano, la perfezione Juve: alle prime differenze, invece di adattarsi al nuovo ambiente, hanno scelto di abbandonare la barca.

Nella sua domenica di passione, Gattuso è stato spietato anche con se stesso. «A Gedda ho perso la testa, ero arrabbiato nero, dovevo portare rispetto agli arbitri e chiedo scusa» la cenere sparsa sul capo prima della chiosa da sottoscrivere. «Se c'è il var, usiamolo la fine della parentesi. Senza Higuain, con altre assenze che pesano come macigni (Romagnoli, Kessiè, Calabria) Gattuso non ha nascosto i suoi tormenti. «Sono molto preoccupato, non vedo entusiasmo» ha ripetuto con l'intento di procurare una scossa al gruppo.

Dal mercato riceverà Piatek e qualche altro giovanotto («Non mi aspetto regali, parlerà Leonardo, non c'è guerra in società» il tentativo di sedare le voci, ricorrenti, di un dissidio interno). La linea guida è quella dell'uomo forte spedito da Elliott a casa Milan: solo giovani. E così oltre al polacco sono in arrivo Tiago Djalò classe 2000 portoghese, e l'olandese Danjuma Groeneveld, 21 anni.

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