Ecco perché l'Europa ha promosso il Napoli e bocciato i nerazzurri

I partenopei ruotano consci di essere al pari delle big. Spalletti sa che il rodaggio non è finito

Ecco perché l'Europa ha promosso il Napoli e bocciato i nerazzurri

Due cartoline da Parigi e Barcellona. La «mossa del coccodrillo» di Brozovic e la marcatura a spinta di Koulibaly. Il croato dà un nome alla sua mossa di sdraiarsi dietro la barriera e respingere il tiro di Suarez. Il senegalese nel tentativo di fermare Mbappè gli «lancia» addosso Mario Rui. Quando la fantasia supera la realtà. Il mercoledì di Champions lascia in eredità due lezioni a Inter e Napoli. Dai tratti diametralmente opposti, ma comunque costruttivi. Perché la squadra di Carlo Ancelotti deve andare oltre la beffa e avere la consapevolezza di avere un posto tra le grandi in Europa. Non si batte per caso il Liverpool finalista dell'ultima edizione, non si domina per caso il ricco Psg degli sceicchi in casa sua. Carletto sta «normalizzando» l'eredità di Maurizio Sarri, un po' come successe a Massimiliano Allegri nel prendersi al volo la responsabilità del dopo Antonio Conte. Ancelotti, a differenza del predecessore, sta coinvolgendo tutta la rosa e questo a marzo si rivelerà un fattore probabilmente decisivo quando serviranno i serbatoi pieni di benzina. Un nome su tutti: Maksimovic. Ai margini con Sarri, al centro del progetto con Ancelotti, la cui mano sapiente è ormai evidente in una squadra che prima doveva andare sempre con il piede schiacciato a fondo sull'acceleratore, ora invece ha la maturità per dettare i tempi della partita a suo piacimento.

La lezione del Parco dei Principi va oltre il risultato. Vale lo stesso anche per quella del Camp Nou. L'ha dettata Luciano Spalletti: «Mai più così». Il passo indietro dei nerazzurri dopo la straordinaria prova di forza nel derby, ha convinto l'allenatore a prendere di petto i suoi: «Ci è mancato coraggio»; «Io nel ruolo di quello che fa compassione non ci sto»; «Meglio fare cose sbagliate che non fare niente»; «Pensavo avessimo finito il rodaggio per andarci a spendere il premio conquistato nella passata stagione». Sono flash di una notte in cui l'Inter ha fatto un passo indietro a livello tecnico. Nel piano annunciato da Spalletti c'era l'intenzione di tenere palla, ma i nerazzurri hanno sbagliato molto in fase di palleggio». Eppure Spalletti è uscito dal Camp Nou dicendo: «Abbiamo imparato molto. Le distanze dal Barça sono colmabili».

Il dopo Barcellona diventa la vigilia dell'inizio dell'era Steven Zhang con l'assemblea dei soci di oggi. Il figlio del patron di Suning, Zhang Jindong, diventerà presidente dell'Inter raccogliendo l'eredità di Erick Thohir. Non essendoci stati i tempi tecnici per il passaggio delle quote (il 31,05% per una cifra tra i 150-200 milioni) dall'indonesiano ai cinesi, nel nuovo cda ci saranno comunque esponenti di Thohir. Con ogni probabilità una volta che l'Inter sarà tutta di Suning, sarà il momento di affondare il colpo anche per Beppe Marotta che così entrerebbe direttamente nel nuovo cda nerazzurro. L'ex amministratore delegato della Juventus, salutato ieri da Andrea Agnelli, sta trattando i dettagli della risoluzione del contratto da direttore generale con il club bianconero. Poi dai contatti che ci sono già stati si passerà alla definizione dell'accordo che legherà il dirigente all'Inter. Il nome di Marotta sarebbe stato «suggerito» a Suning da Massimo Moratti, Stevenz Zhang ne avrebbe parlato con il padre nel recente viaggio in Cina durante la pausa del campionato.

Il patron di Suning avrà messo anche il suo placet all'infornata di rinnovi annunciata ieri: ben sei. Brozovic fino al 2022; Candreva (2021); Dalbert (2023); Gagliardini (2023); Miranda (2020); Vecino (2022). Operazioni tutte all'insegno della continuità. Quella che sul campo è mancata a Barcellona.

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