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"Egonu? Ama l'azzurro e rimarrà in nazionale. Impari dalla mia Serbia"

L'ex tecnico di Paola: "Niente razzismo, delusa dai risultati. Noi mondiali dopo grandi sconfitte"

"Egonu? Ama l'azzurro e rimarrà in nazionale. Impari dalla mia Serbia"

C'è un po' di azzurro sulla vetta del volley mondiale. Il capolavoro della Serbia, capace di vincere tutte le partite del torneo iridato, porta la firma di Daniele Santarelli: allenatore che, dopo i record a Conegliano, ha conquistato il Mondiale al primo anno con la nazionale balcanica.

Partiamo dalla fine: un pensiero sul caso Egonu, che lei conosce bene avendola allenata a Conegliano.

«Vorrei gettare un po' d'acqua sul fuoco mediatico. Paola è una ragazza intelligente, ma anche molto impulsiva e emotiva. Credo che il suo sfogo sia dovuto a un insieme di situazioni, su tutte la delusione per non aver raggiunto la finale in un Mondiale in cui l'Italia si sentiva la squadra più forte».

La rivedremo in azzurro?

«Paola è la prima a capire che il problema del razzismo non c'entra con la nazionale. I leoni da tastiera purtroppo sono sempre in agguato, e da sportivi sappiamo che un giorno si è fenomeni e il giorno dopo si diventa brocchi. Sono convinto che tornerà sui suoi passi: non abbandonerà la nazionale perché sa di poter dare ancora tanto alla maglia azzurra».

Intanto Santarelli è sul tetto del mondo con la Serbia.

«Sto iniziando a realizzare la portata dell'impresa. È stato un torneo estenuante, che siamo riusciti a vincere arrivando al top fisicamente e mentalmente. Sia io che le ragazze eravamo reduci da delusioni cocenti: per me la Champions persa, per loro la sconfitta in finale all'Europeo, in casa contro l'Italia. Questo ci ha dato motivazioni fortissime, che insieme ai nuovi innesti e al ritorno di Boskovic hanno creato la ricetta vincente».

Con l'Italia sarebbe stata sfida in famiglia (è sposato con l'azzurra De Gennaro ndr).

«Era la finale che sognavo, è curioso come i nostri cammini si siano solo sfiorati prima in Nations League, dove siamo stati noi a fermarci in semifinale, e poi al Mondiale. Evidentemente era destino che non ci dovessimo affrontare per giocarci l'oro».

Come gestite il rapporto nello spogliatoio di Conegliano?

«Forse è stato leggermente problematico all'inizio della mia carriera, quando ero ancora un signor nessuno mentre Monica si stava affermando a livello internazionale. Ora le cose sono più semplici, mi aiuta anche il fatto che il suo ruolo non prevede alternanza con altre giocatrici. Viviamo la palestra come un normale luogo di lavoro, e addirittura è capitato che una compagna chiedesse a Monica se veramente noi due stessimo insieme, tanto era distaccato e professionale il nostro rapporto».

A proposito di Conegliano: si riparte dopo la fine di un ciclo.

«Era arrivato il momento giusto per cambiare e siamo pronti a ripartire con un gruppo nuovo, che giocherà una pallavolo differente, più vicina a quella che piace a me. Avrò a disposizione tante ragazze talentuose, che hanno voglia di dimostrare di poter stare in un contesto così importante, perché a Conegliano si lotta per vincere tutte e cinque le competizioni che giocheremo.

E da parte mia, la vittoria al Mondiale rappresenta uno stimolo in più».

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