Emery, il basco maniaco del football che ha fatto lo sgambetto al tiki taka

Il credo del tecnico del PSG: "Senza pallone zero emozioni nel mondo"

Emery, il basco maniaco del football che ha fatto lo sgambetto al tiki taka

Occhio alla carta di identità, prendetevi un giorno di riposo: Unai Emery Etxegolen Alza Virto Arocena Aizpitarte Exposito Etxeberria. Tutta questa roba in un uomo solo, l'eroe della notte di Parigi, l'idea fatta allenatore, Emery, il basco che non si sente totalmente spagnolo e ha fatto macerie dei catalani di Barcellona, pure loro poco spagnoli. Fine del tiki taka, tramonto della macchina perfetta, trionfo della corsa e della passione, della tecnica e della tattica, totale: il football di sempre ma moderno, rapido di fosforo, agile di muscolo, prepotente e non soltanto potente. Emery non ha un passato illustre da calciatore. Viene da una famiglia di portieri, il nonno, il padre, lo zio e anche suo figlio, giovanissimo con il Valencia. Quando incominciò a giocare a football lo chiamavano Tony Montana, aveva capelli e volto come Al Pacino protagonista di Scarface. Non faceva sfracelli con il pallone ma con le donne sì. I capelli, oggi, sono uno dei suoi segni distintivi, sfidano il buco dell'ozono per la quantità industriale di brillantina, ridetta gel, che li rendono compatti, lucidi, come sulla cabeza di certi bambolotti di porcellana. Emery ha vinto tre coppe dell'Uefa, consecutivamente, il suo triplete è unico per questo, a Giovanni Trapattoni riuscì la stessa impresa ma in anni distinti. La vittoria sul Barcellona assume un peso storico per i parigini, Emery in verità aveva già liquidato, con il Siviglia, Luis Enrique e la sua orchestra nelle sfide della Liga. Vincere, per lui, è un dovere, così come il mestiere di allenatore. Direi un'ossessione, maniacale, dieci, undici ore a visionare filmati, a studiare gli avversari ma anche i suoi dipendenti ai quali richiede la stessa applicazione. Parigi val bene una mossa, si potrebbe giocare ma non troppo perché Emery è un professore severo, lo chiamano ancora El Catedratico, appunto per il rigore del suo impegno quotidiano, per il rispetto assoluto dei doveri di un professionista; appoggia sul tavolo due Ipad, va alla lavagna e illustra le lezioni della sua vita: valori, umiltà, ambizioni. Aggiunge che il mondo senza il football sarebbe senza sentimenti ed emozioni. Così è il professore basco che ha castigato i presuntuosi blaugrana, detti blaufrana. Sembra un sogno ma è Parigi. Deve imparare la lingua, per il momento si esprime come Totò in piazza Duomo. Ma c'è poco da ridere.

Emery parla con i fatti, tutti gli altri suoi nomi di battesimo, da ottotipo che sarebbe il tabellone dell'oculista, servono soltanto all'anagrafe. Tony Montana è il gigolò che fa sognare i parigini e disperare i catalani.

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