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Era una lotta per lo scudetto, adesso è la coppa d'estate

Nel calendario solo 6 giorni senza calcio. Apre Torino-Parma. La Lazio riposa più di tutti e il 20 luglio sfida-titolo con la Juve

Era una lotta per lo scudetto, adesso è la coppa d'estate

Eccolo, finalmente pubblicato: è il nuovo calendario della serie A rimasto imprigionato per molte ore nelle pieghe della burocrazia italiana. Alla fine, dopo le legittime insistenze dei club che devono organizzare viaggi e allenamenti, con una formuletta iniziale, è venuto alla luce. È poco più di un mondiale nelle cifre nude e crude: 124 partite da esaurire in 44 giorni, da sabato 20 giugno (precedenza ai recuperi) a domenica 2 agosto. Taglio del nastro riservato, diabolico destino, al Torino di Cairo, tenace oppositore della ripresa, chiamato ad affrontare il Parma. Le ultime tre giornate non sono comprese per via del regolamento che prescrive la contemporaneità delle partite legittimata anche da tre sfide tutte decisive (Atalanta-Inter, Juve-Roma e Napoli-Lazio) per l'alta classifica. Le uniche date rimaste in bianco, in attesa del visto di Spadafora, sono le semifinali di coppa Italia con relativa richiesta di anticiparle a venerdì 12 e sabato 13 giugno. Marotta ha anche chiesto di giocare il venerdì al posto di Juve-Milan ma ha bisogno del consenso delle altre tre semifinaliste.

Indispensabile serrare i tempi per rispettare la stagione 2020 - 2021: si partirà il 12 settembre, con l'europeo previsto per l'11 giugno. Il calendario è stato preceduto da un'altra pubblicazione, firmata dalla federcalcio: e cioè il pacchetto delle linee guida da rispettare negli stadi e nell'organizzazione dei trasferimenti delle squadre. È una sorta di bibbia di 40 pagine che contiene i noti paletti. L'inizio del calcio è quindi uno slalom perché l'ostacolo più alto è rappresentato dalla quarantena (14 giorni per tutto il team nel caso di un positivo). Sul tema, il presidente Gravina, ha provato ad aprire uno spiraglio: «Abbiamo approntato una nuova proposta, sperando che venga accolta». Significherebbe, grazie ai dati confortanti del contagio delle ultime ore, asfaltare un tratto di strada in vista dell'estate. Anche l'altro tabù, le porte chiuse, è stato argomento del dibattito di ieri. Sandra Zampa, sottosegretario alla Salute, si è mostrata possibilista. «Nessuna preclusione» ha assicurato mentre il presidente del Cagliari, Giulini, ha eccepito: «Spiagge sì, stadi no: allucinante!». Cogliendo l'assist, Gravina, ha segnalato l'iniziativa del calcio inglese a Wembley (apertura parziale), lanciando un altro messaggio nella bottiglia destinato a palazzo Chigi.

Con un calendario così compresso, il rischio infortuni più volte evocato dai contrari alla ripresa è per ora limitato alle prime notizie in proposito (Ibra e Baselli fuori gioco). In soccorso del panico è a disposizione la novità assoluta dei cambi: si passerà dai canonici 3 ai 5 da distribuire in 3 slot che significa possibilità di rimpiazzare il 50% dei calciatori di movimento. È evidente: saranno privilegiate le rose più competitive e non è certo una novità. Ci sono anche i pro in questo spostamento di date: per esempio i recuperi di alcuni illustri degenti come Khedira, Chiellini e Zaniolo. Di sicuro sarà un campionato completamente diverso da quello interrotto drammaticamente nella prima settimana di marzo. Il recupero con la Samp, per esempio, consentirà all'Inter di poter tornare a meno 6 dalla Juve rientrando così nel duello tricolore. La Lazio, sospinta da un entusiasmo collettivo, partirà per ultima e potrà perfezionare la preparazione, l'Atalanta, reduce da una striscia magica, dovrà ritrovare subito «la fame da branco di lupi» (dixit Gasperini), il Milan senza il suo angelo custode Ibra è un punto interrogativo, pari a quello del futuro. Si preparano anche gli arbitri. Rocchi, il numero 1, chiuderà per limiti d'età a fine stagione inseguito da molti rimpianti. Stessa sorte per Calavarese e Giacomelli senza versamento di lacrime. Quanto ai diritti tv, ieri Sky ha chiesto un incontro alla Lega.

Risposta scritta: «Prima pagate e poi ci vediamo».

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