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Da esonerato a eroe: la rivincita del prof De Biasi

Onorificenza da parte del premier albanese Rama: "Senza di lui non ce l'avremmo fatta"

Da esonerato a eroe: la rivincita del prof De Biasi

«Ti insignirei in toga, di 15 lauree ad honorem», recita via Paolo Fabbri, 43, una delle canzoni di Francesco Guccini, nato sull'Appennino pistoiese, al confine con la provincia di Modena. Fu proprio al Modena che Giovanni (all'anagrafe) De Biasi toccò il diapason della carriera di allenatore, all'inizio del millennio, con due promozioni di fila e la salvezza in serie A, con la sua Longobarda. Allora si sentiva come Lino Banfi nel film «L'allenatore nel pallone». La scorsa settimana si è laureato davvero, honoris causa, per avere elevato il livello calcistico e sportivo dell'Albania. «Dimostra innata creatività, ricerca e disciplina tattica - recitano le motivazioni -, inducendo la metamorfosi sportiva e di immagine della nostra rappresentativa, veicolo formidabile di comunicazione dell'identità nazionale». Ma l'attualità vede il tecnico italiano come eroe nazionale. Medaglia alla nazione d'Albania. Il premier Edi Rama ha salutato la qualificazione della nazionale dopo la vittoria con l'Armenia a Jerevan come un trionfo nazionale. In un post su Twitter Rama ha aggiunto di essere riconoscente a tutta la squadra e soprattutto a De Biasi. «Senza De Biasi - ha aggiunto il premier albanese - la nostra nazione non sarebbe stata oggi tra le prime 14 finaliste. Ti ringrazio e ti ringraziamo tutti per averci dato questo enorme piacere e ti ringrazio anche personalmente per aver dato l'esempio prezioso di perseguire il sogno anche quando tutti sono pronti a mollarlo».

L'Albania non aveva mai partecipato a fase finali di Mondiali, Europei e neppure di Olimpiadi. Avvicinò il passaggio a Brasile '14, capeggiando a lungo il girone, ma poi finì quarta. Stavolta tiene, va però sottolineato che beneficia dell'allargamento delle iscritte, da 16 a 24. Sono anche quegli 8 posti in più a consentire a paesi calcisticamente meno evoluti di affacciarsi a Francia 2016. Da calciatore, De Biasi era stato un buon centrocampista, a 20 anni arrivò all'Inter, senza però mai giocare. Il suo ciclo più significativo fu il lustro a Brescia, dove tornò da allenatore salvandolo per l'ultima volta in serie A, con Baggio. «Roberto è stato immenso - ci confessava -. Con i compagni aveva grandissima disponibilità e anche con me». Fu anche il primo allenatore del Torino di Cairo, lo promosse in A ma venne esonerato prima dell'inizio del campionato. Tornò al posto di Zaccheroni e lo salvò. Passò in Spagna, al Levante, non lo pagavano e allora ritornò per la salvezza bis. Altro esonero. La sua ultima serie A è stata a Udine, nel 2010, due mesi da subentrato e poi licenziato. Lì si è dedicato alla tv e alle Aquile.

In rosa ha il portiere della Lazio Berisha e l'ex difensore Cana, l'esterno del Napoli Hysaj e il centrocampista del Pescara Memushaj. Lila era stato al Parma, Basha viene dal Torino. «Aveva giocato con l'under 21 svizzera, trovai un escamotage per farlo venire da noi». Col vice Tramezzani fa tutto, anche il dirigente astuto.

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