Non c’è più religione è una di quelle frasi comode che, nel football, non hanno più valore. Chiedete a quelli del Real Madrid, nella persona di Florentino Perez, il presidente padrone. Il club delle merengues ha avviato i lavori per un lussuoso resort a Ras Al Khaimah, una delle magnifiche sette isole che formano gli Emirati Arabi; l’inaugurazione della struttura, che comprenderà alberghi, ristoranti, campi di football aperti sul mare e altri impianti per discipline sportive, un museo calcistico del club, numerose sale cinematografiche, è prevista per il duemila e quindici, salvo contrattempi e casi diplomatici. La prima pietra, come si usa per cerimoniale, è stata già posta, presente, tra gli altri, Zinedine Zidane, di religione musulmana. Non è un dato marginale. Anzi.
La giunta direttiva del Real Madrid, ricevuta una relazione «storico-ambientale» ha già anticipato eventuali problemi: ha infatti deciso di togliere dallo stemma della società la croce che sovrasta la corona. L'autorizzazione ad aggiungere il simbolo religioso sull'insegna regale del club venne concessa nel millenovecentoventi dal re Alfonso XIII.
Ai cittadini dell'isola e dintorni il particolare storico non interessa, anzi risulta fastidioso, quasi provocatorio. La croce potrebbe creare malumori tra i fedeli musulmani, il simbolo degli infedeli deve restare fuori dai campo di calcio, i grandi club europei portano interesse e popolarità in un mondo ancora chiuso ma che sta cercando proprio nel football una visibilità anche sontuosa, gli investitori supermilionari del Qatar, nel campionato inglese, francese, spagnolo, sono la conferma più evidente del fenomeno che si sta allargando in ogni zona del vecchio continente, fatta eccezione per l’Italia, forse proprio per motivi religiosi.
Il progetto del Real Madrid, che conta oltre centocinquanta milioni di tifosi in tutto il mondo, prevede un investimento grandioso nella terra degli emiri con ritorni finanziari altrettanto consistenti, va da sé che qualunque dettaglio che possa disturbare i rapporti commerciali e politici tra il club e le autorità degli Emirati Arabi Uniti debba essere evitato e cancellato in partenza.
Anche il Barcellona, in occasione di una finale nel torneo di Abu Dhabi, ha dovuto togliere dallo scudo, che ne rappresenta lo stemma, la croce di San Jordi. Non so se anche ai calciatori e agli allenatori verrà proibito il segno della croce prima del fischio di inizio della partita, così come eventuali tatuaggi che ricordino Cristo e la sua Passione, collane, ciondoli e monili vari raffiguranti personaggi delle Sacre Scritture o, addirittura, chiedere a Cristiano Ronaldo di cambiare il nome in Musulman Ronaldo.
Di certo la scelta diplomatica del Real Madrid potrebbe provocare reazioni tra i tifosi madridisti, già scatenati sui social network, denunciando il declino occidentale, l’inchino alle imposizioni non di mercato ma di potere religioso.
Il Real Madrid è un club più vicino alla religione cattolica rispetto ai rivali del Barcellona.
Secondo una indagine svolta da Metroscopia, infatti, il 30 per cento dei tifosi del Real si dichiara cattolico praticante contro il 14 dei catalani, mentre soltanto il 9 per cento dei madridisti si dice ateo o non credente contro il 26 per cento della popolazione "blaugrana". Ma gli affari sono affari, soprattutto se i dollari arrivano dagli emiri che hanno culto e riti diversi. Il Real Madrid conserva la corona ma rinuncia alla croce. Un sacrificio che vale più di trenta denari.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.