Un calciopanettone così era il sogno di tutti quelli che amano il football. La storia ricorda che si gioca, regolarmente (a parte qualche spalmata), alla domenica, che è il giorno di festa, dunque perché mai fermarsi proprio quando le feste sono ricche, piene, tra Natale, fine d'anno e Befana? Dopo un trentennio di ozio e di vizi, il calcio italiano ha ripreso le sue abitudini antiche e dimenticate dai più. Era il tempo in cui la vacanza natalizia concedeva lo svago dello sci in televisione, fondo e salto dal trampolino, poi un paio di partite di serie A nella settimana calda. Nell'anno olimpico si giocò addirittura il giorno di Natale e l'1 gennaio, la stagione '60-61 fu segnata dalla polemica tra Angelo Moratti e Umberto Agnelli presidente federale, una crisi che sfociò nel famoso rifiuto del club interista di giocare a Torino con la squadra titolare, Herrera mandò in campo le riserve, finì 9 a 1, con Sivori cannoniere, Mazzola debuttante e Boniperti all'ultima della sua carriera. Nulla c'entrava il calendario natalizio, anche se, proprio il turno del primo giorno di gennaio, consentì all'Inter, vincente al Comunale sul Torino, di andare in testa alla classifica approfittando della sconfitta della Roma e del pari della Juventus. Tempi eroici, segnalo che quel giorno Catania-Bari venne sospesa per buio, l'arbitro triestino Genel arrivò con un'ora e mezza di ritardo, causa nebbia allo scalo di partenza a Linate. Genel, d'accordo con i due club, decise di far incominciare la partita, poi, in assenza di riflettori e in presenza di falò improvvisati sugli spalti del Cibali, decise la sospensione al minuto 27 del secondo tempo. Asterischi di un calcio romantico che non esiste più, anche se gli orari scelti dalla Lega per le partite di coppa Italia, non rispondono a nessuna logica di mercato, le notturne non si vendono all'estero, il clasico della Liga è stato giocato all'ora di pranzo, proprio per offrire il prodotto sul mercato orientale.
Dopo gli isolati tentativi, ripetuti negli anni Settanta e, per ultimo, il 31 dicembre dell'Ottantotto, con un misero derby di Torino e la paura dei botti di fine anno traslocati dentro le curve, gli esperimenti venero messi in soffitta. Il sindacato calciatori ha vinto la sua battaglia di quartiere, avanzando le previste pretese, ferie e affini, una pausa al lungo calendario, due settimane senza calcio ma con alcune improbabili amichevoli o ritiri al caldo che si sono trasformati in autogol per la preparazione delle stesse squadre.
Stavolta no, stavolta è il pieno, senza pausa, grazie anche alla coppa Italia che piazza i suoi appuntamenti tra un cenone e l'altro. Non c'è miglior allenamento della partita, questa è una teoria non condivisa da tutti i tecnici, alcuni preferirebbero le settimane vuote di impegni. Ma è necessario fare i conti con i bilanci e i costi di gestione. Il calcio festaiolo raggruma tifosi, produce nuove entrate, sottrae, almeno per questi giorni, le chiacchiere di mercato e simili, rinviate alla settimana successiva l'Epifania.
Calendario pieno, con due derby, Milano e
Torino, e un paio di altre sfide importanti, senza dimenticare che alla vigilia di San Silvestro la serie A saluterà l'anno solare con un turno pieno di trappole (Fiorentina-Milan, Inter-Lazio). Chi è in dieta, pensi ad altro.
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