Fognini tra sogno e felicità

Fabio avanza e aspetta: "Non so che farò domattina...". Dal successo a Roma su Murray al figlio in arrivo

Fognini tra sogno e felicità

«Speriamo che magari succeda domani, così posso andare e tornare nella mia giornata libera... ». Il domani era ieri per Fabio Fognini, che l’altroieri sera ha festeggiato così la vittoria contro Murray, «una delle tre più belle della mia carriera». E non è uno scioglilingua temporale: è giusto per capire come sta messo il nostro miglior giocatore a Roma, in bilico tra il sogno di vincere il torneo e la felicità di diventare padre per la prima volta. Un campione con la valigia insomma, che oggi (già, oggi...) dovrebbe scendere in campo negli ottavi contro il baby fenomeno Sasha Zverev, con il telefonino sempre acceso in attesa che Flavia Pennetta lo richiami a Barcellona per il parto: «È un momento davvero particolare, non posso neanche sapere cosa farò domattina...» ha detto Fabio, stravolto dopo un match che ha dedicato a «Nina» (il nomignolo di Flavia) e al bambino in arrivo. «Sono contento di aver fatto finalmente vedere a Roma chi sono davvero - ha aggiunto -: nel 2014 sono uscito dal campo tra i fischi e non ho dimenticato, ma diciamo che ci avevo messo del mio così come ci ho messo del mio questa volta. Insomma: pare che invecchiando si migliori, mi sembra di poter dire che sia vero. Divento padre e quindi avrò uno stimolo in più per vincere, ogni successo sarà ancora più bello».

Insomma, Roma vive alla giornata (di Fognini), mentre dall’altra parte della rete del tennis (e della vita) si registra lo sconforto di Maria Sharapova, ritirata dal campo contro la Lucic Baroni e fatta fuori dagli organizzatori del Roland Garros che hanno annunciato di non volerle concedere un invito: «Il rientro dopo una squalifica per doping non è la stessa cosa di un rientro per infortunio» la spiegazione. Dunque niente Parigi, con la Wta (ovvero il circuito femminile) che attacca la federazione transalpina («Maria ha pagato il suo errore, non va punita oltre»), le altre giocatrici che se la ridono («non avevamo bisogno di prove per sapere di avere un presidente con gli attributi», ha detto la francese Mladenovic), la Sharapova che risponde con un tweet («Se certe cose servono per rialzarsi va bene così: nessuna parola, azione o gioco potrà fermare il mio sogno») e Roma che rimane senza la sua regina, a cui appunto aveva invece concesso la wild card.

Che, per essere data a Masha, è stata negata a Francesca Schiavone, unica italiana vincitrice di uno Slam e a 37 anni ancora capace di conquistare un torneo. Al di là di chi l’abbia deciso, è proprio vero che certi errori si scoprono solo quando si fanno.

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