La Fontana pesca l'argento alla lotteria dello short track

Cade con le due migliori e regala l'oro alla carneade cinese Li. Poi si rialza ed è 2ª: "Contenta a metà, questo sport è fatto così..."

La Fontana pesca l'argento alla lotteria dello short track

Sochi - Arianna Fontana fa tris, tris di medaglie azzurre a Sochi e soprattutto tris personale, visto che al bronzo vinto con la staffetta a Torino quando aveva 15 anni e all'altro bronzo vinto da sola, a Vancouver quattro anni fa, ieri ha aggiunto un argento nei 500 metri, «che per me vale come un oro». Forse, quando ripenserà a questa gara fra qualche giorno, o qualche mese, o qualche anno, Arianna si renderà conto dell'occasione sprecata per vincerlo davvero quell'oro. Al via della finale a quattro era la favorita, soprattutto dopo che la cinese Fan, cadendo in semifinale, si era fatta da parte. Arianna invece era arrivata all'esame finale con una sicurezza impressionante, le partenze false non l'avevano innervosita, aveva dimostrato di poter gestire i giri a folle velocità senza problemi, l'esperienza era dalla sua, la potenza anche, il tifo pure, con il futuro marito Anthony Lobello, pur deluso dopo l'eliminazione della staffetta azzurra dalla finale, pronto a consolarsi con lei. Ma ancora una volta lo short track aveva in serbo la sorpresa. Questo sport incredibile e spettacolare che il mondo scopre solo una volta ogni quattro anni, è quanto di più imprevedibile si possa immaginare. Di sicuro la cinese Li, la nuova campionessa olimpica, non arriverà mai ad eguagliare la fama dell'australiano Steven Bradbury, che nel 2002 vinse un oro olimpico sfruttando solo le cadute di avversari molto più forti di lui, con un'escalation di colpi di fortuna che dai quarti di finale lo portarono alla semi e poi alla finale e al trionfo in modo così rocambolesco che da allora in Australia è diventato un simbolo, un eroe, un francobollo, un modo di dire (in caso di vittoria insperata: "doing Bradbury") e un commentatore televisivo, naturalmente presente anche qui a Sochi. Ma cosa è successo ieri? E' successo che al primo giro della finale, con Arianna appaiata alla coreana Park in pieno sforzo, la britannica Christie è arrivata da dietro falciando e trascinando Arianna verso i materassi all'esterno della pista. «Non vi dico cosa ho pensato mentre sbattevo, ma quando ho visto che anche la coreana, sbilanciata, era caduta appena dopo di me, ho solo cercato di rialzarmi il più velocemente possibile, perché sapevo che la britannica sarebbe stata squalificata». Mentre Arianna così ragionava e la coreana sembrava Ridolini inciampando da sola nuovamente sul ghiaccio, la cinese Li, che era partita con calma e si era goduta la caduta delle tre avversarie da dietro, volava tranquilla verso la prima vittoria in una distanza breve, non sua. Arianna la inseguiva pattinando con rassegnazione, ben sapendo che sarebbe stata imprendibile. «Appena tagliato il traguardo ero molto arrabbiata, ma ci ho messo poco a cambiare idea, lo short track è anche questo, me lo sono scelta e non mi lamento.

Certo vedere vincere la Li dà un po' fastidio, ma va bene così, sono contenta, anche perché ci sono molte altre gare che mi aspettano e l'obiettivo è di andare in finale in tutte (nella staffetta ci è già riuscita, ndr) puntando al podio. La mia Olimpiade non è finita qui». E con il suo caschetto biondo e quegli occhi azzurri che hanno ipnotizzato Anthony, Ary è già nel futuro. Domani tornerà in pista per la gara dei 1500 metri.

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