Roberta Pasero
Girona C'è una S che firma sulle fiancate il crossover CX-30 di Mazda, secondo i riflessi di luce sulla carrozzeria, cogliendo gli attimi del giorno e della notte. Una S che ha obbligato i designer giapponesi a intervenire su particolari costruttivi sempre intoccabili, come le cerniere delle portiere, perché per realizzare questo riflesso le fiancate e dunque le porte dovevano avere un'inclinazione differente dal solito.
Non è l'unico dettaglio che rende Mazda CX-30 un'auto che si distingue già per il Soul of Motion, secondo l'ormai consolidata filosofia e arte giapponese del Kodo Design che ha tra i suoi punti cardini proprio l'Utsuroi, il gioco di luce e di ombra. Carrozzeria muscolosa, curve risolute, linee armoniche e filanti declinate per 4.395 mm dalla mascherina grintosa verso una coda quasi coupé che le hanno consentito di vincere il premio «Golden Steering Wheel 2019» per la categoria Suv compatti, anche il suo abitacolo parla la lingua dello Yohaku e del Ma, ovvero della bellezza dello spazio vuoto: qui, tutto ruota in modo ergonomico attorno a chi è al volante per raggiungere quello che il brand di Hiroshima definisce Jinba Ittai, ovvero la perfetta armonia tra uomo e macchina. «Ciò avviene anche grazie all'adozione del Skyactiv-Vehicle Architecture caratterizzato da una scocca leggera, ma anche da un'eccellente assorbimento degli urti e dai sistemi di sicurezza e di assistenza i-Activsense che aiutano chi guida a identificare i potenziali rischi e che hanno permesso a CX-30 di conquistare le 5 stelle al test Euro NCAP», spiega Claudio Di Benedetto, direttore della comunicazione di Mazda Italia.
«A cominciare dal sensore per controllare la stanchezza del guidatore attraverso una telecamera che scruta il volto di chi è al volante monitorando il battito di ciglia anche se porta occhiali da sole. E che non si può prendere in giro simulando uno stato di veglia o di sonno, perché riesce a riconoscere quando il guidatore è in fase di distrazione o di stanchezza e avverte prontamente della condizione di pericolo».
E poi i tre motori. Contraddistinti da tre lettere dell'alfabeto, la G, la D e la X: lo Skyactiv-G, motore a benzina 2.0 da 122 cv dotato di tecnologia ibrida; lo Skyactiv-D, un diesel con 116 cv di ultimissima generazione molto elastico, moderno e rispettoso dell'ambiente; e poi, unico al mondo, il propulsore Skyactiv-X: «È un motore rivoluzionario che molti definiscono il Sacro Graal perché realizza il sogno di tutti i motoristi da 100 anni a questa parte: far funzionare un motore a benzina come se fosse un diesel», spiega Di Benedetto. «Con il vantaggio di avere consumi bassissimi, talvolta inferiori all'1.8 diesel, di circa 16,9 km/litro, uniti a un'alta potenza di 179 cv e ai vantaggi dell'ibrido».
La differenza si nota e si sente provando CX-30 con tutte e tre le motorizzazioni nel test drive sulle strade spagnole, il benzina nel traffico d'uscita da Barcellona sulle autostrade in direzione Girona fatica un po' a dare potenza, mentre sulle strade tortuose e panoramiche che scendono verso la Costa Brava, lo Skyactiv-D e lo Skyactiv-X danno brio al motore e consentono a CX 30 di rimanere aderenti all'asfalto anche grazie al cambio automatico a 6 rapporti dotato di 27 sensori che monitorano per 200 volte al secondo le condizioni di guida (pezzo di listino da 24.750 euro).
Troppo relax? Per chi vuole aggiungere energia a una guida soft è sufficiente aumentare il volume dello strepitoso impianto Bose: dodici speaker rendono i bassi più potenti e la qualità audio non da musica tradizionale giapponese, ma da concerto rock.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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