Roma«Io vado avanti con la candidatura sin quando le quattro Leghe mi confermeranno il loro appoggio». Così Tavecchio prima dell'incontro con Malagò, e così dopo le tre ore di colloquio avute con il numero uno dello sport. Malagò è però durissimo: «Il passo indietro di Tavecchio in questo momento non è ipotesi sul tavolo, ma ci sta. Lui deve rispondere alla sua coscienza». E ancora: «Tavecchio ha ribadito le sue scuse, ma non si può accettare una frase come quella che ha detto, non va bene a me e non può andare bene al mondo dello sport e non solo... e il commissariamento non è praticabile. Però gli ho detto con grande onestà di non aspettarsi sconti fino all'11 agosto perchè questo è il contesto che si respira. Non si può nascondere il sole con un dito - ha concluso Malagò -. Questi incontri sono stati positivi, e penso comunque che da qui all'11 agosto ci potrebbero essere delle novità... Non dovranno esserci cambiali da pagare». Ovvero: in caso di elezione, serviranno nella governance della Figc volti nuovi e di rottura con il passato.
Nel pomeriggio, mentre il numero uno della lega dilettanti era a colloquio con Malagò, ecco anche l'intervento del premier Renzi. Parole solo in apparenza neutre, ma che nella sostanza risultato come una nuova stoccata al candidato favorito nella corsa a via Allegri. «Tavecchio? Se io dicessi una parola su di lui come presidente del Consiglio, l'Italia sarebbe squalificata dalle competizioni europee... e forse Juve, Roma e Napoli non potrebbero giocare la Champions. C'è un regolamento della Fifa che impedisce alla politica di intervenire sul calcio».
Ma la posizione del favorito numero uno alla successione di Giancarlo Abete, che oggi chiuderà il suo mandato nell'ultimo consiglio federale, resta al momento la stessa dopo la valanga di polemiche per le sue parole infelici sugli extracomunitari «mangiatori di banane». Con delle condizioni ben precise poste da Malagò. Tavecchio ha infatti la maggioranza di oltre il 60% utile per vincere al terzo scrutinio e questo è un dato di fatto che solo ribaltoni clamorosi negli ultimi dieci giorni di campagna elettorale potranno mutare. La Lega di serie A, pur con qualche piccola crepa apertasi (le posizioni contrarie di alcuni club che però non hanno garantito il voto all'altro candidato Albertini) ha confermato l'appoggio all'attuale vicepresidente vicario Figc, quella Dilettanti ha ribadito che voterà compatta il suo numero uno, la Lega Pro nella sua assemblea di lunedì farà lo stesso visto che Macalli, soprattutto per il futuro, agiterà lo "spettro" del commissariamento. Ipotesi irrealizzabile per Malagò, dato che lo statuto della Figc prevede che possa essere messa in campo solo in caso di mancata elezione del presidente, definita «impossibile» da Demetrio Albertini per la presenza di due candidati. Lo stesso Albertini, poi, al termine dell'incontro con Malagò aveva ritenuto giusto che il suo avversario (Carlo, così lo ha chiamato davanti a microfoni e taccuini, ndr) andasse avanti nella sua corsa. Salvo poi correggere il tiro con un tweet in cui sottolineava, a proposito del mancato passo indietro di Tavecchio, che «ognuno è responsabile delle proprie scelte».
Frase poche ore prima associata da Albertini a quei presidenti che, pur togliendo l'appoggio al suo rivale, potrebbero appunto votare scheda bianca.
Da Torino è entrato nel dibattito acceso dallo scivolone di Tavecchio anche il neo juventino Evra, parlando di razzismo come sinonimo di ignoranza. Un'altra voce contro l'infelice esternazione del numero uno della Lega dilettanti e che alimenta il malumore dell'opinione pubblica dopo l'uscita di venerdì scorso.
Ma Carlo Tavecchio, dopo la lunga giornata di ieri (l'incontro con Malagò è iniziato intorno alle 18 e si è concluso in serata), rimane saldo nella sua posizione di favorito alla corsa. Sempre che, dopo la riunione fra le componenti oggi in Consiglio federale, nel supplemento di vertice previsto lunedì fra i candidati e il numero uno dello sport, non ci siano nuove sorprese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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