Coronavirus

Il Giappone e il déjà vu dell'altro "isolamento". Così perse i Giochi del '40

Roosevelt definì "quarantena" le sanzioni che tolsero a Tokyo le Olimpiadi. Oggi vertice Cio

Il Giappone e il déjà vu dell'altro "isolamento". Così perse i Giochi del '40

La storia dei Giochi a Tokyo è davvero stregata: la prima edizione, quella che si sarebbe dovuta svolgere nel 1940, saltò a causa della guerra e fu poi disputata soltanto ventiquattro anni dopo; quella del 2020, invece, rischia di essere rinviata per colpa del Coronavirus. Sono passati ottant'anni ma dramma ed emergenza restano: se allora sul mondo soffiava la paura portata dai venti di guerra, ora soffiano il panico e le preoccupazioni alimentati dalla pandemia e dall'avvicinarsi di una devastante crisi economica. È proprio per colpa di questo virus maledetto se oggi il presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Thomas Bach, ascolterà in video conferenza le federazioni internazionali degli sport olimpici in un vertice convocato d'urgenza e anticipato rispetto a quello previsto a maggio. È un giorno cruciale per capire gli orientamenti sulla conferma o sullo slittamento dell'edizione che dovrebbe scattare il 24 luglio. Nel corso del vertice, si dovrà decidere come riprogrammare quei tornei di qualificazione olimpici cancellati o rinviati per la pandemia.

Per ora regna il caos. Non a caso, tutto lo sport mondiale è fermo. E se le Olimpiadi di Tokyo dovessero essere cancellate o rinviate (lo teme il 70% dei giappponesi) sarebbe la sesta volta da Atene 1896 che il CIO prende un simile provvedimento, ma di certo sarebbe la prima per motivi sanitari. «Ho parlato con Bach svela il n°1 del Coni Malagò , e lui è saggio e vuole raccogliere le idee di tutti, ma si naviga a vista. Una deadline sulla conferma o il rinvio potrebbe arrivare i primi di giugno». «Ma a giugno è già tardi» ribatte il ct del ciclismo Davide Cassani.

Dopo che il presidente Usa Donald Trump aveva suggerito di posticipare i Giochi di un anno, «sempre meglio che fare delle Olimpiadi in stadi vuoti», inizia ad alzarsi la voce anche degli atleti (primo fra questi l'inglese Guy Learmonth) che chiedono il rinvio. A questi si è aggiunta quella del presidente del canottaggio Abbagnale. Mentre il n°1 del nuoto Barelli si dice pessimista: «Gli atleti non possono partire per i Giochi il giorno prima senza essersi preparati, con i tempi siamo ormai agli sgoccioli: l'Olimpiade non è una partita a carte o a briscola».

Tutto questo mentre il premier giapponese Abe aveva già respinto la proposta di rinvio, rassicurando che «le Olimpiadi si terranno regolarmente». Il precedente di ottant'anni fa, però, non induce all'ottimismo: il richiamo storico, d'altronde, riporta al centro della vicenda ancora la Cina. Il Giappone decise di rinunciare ai Giochi estivi del 40 pur avendo ottenuto la designazione (battuta Helsinki nei voti 36-27), per via dell'apertura delle ostilità con la Cina. Una guerra che avrebbe poi portato al famoso «discorso della quarantena», corsi e ricorsi storici, del presidente Usa Roosevelt. Naturalmente chiedeva una quarantena diversa rispetto a quella di oggi, ovvero l'isolamento commerciale di quei Paesi filo-bellici. Le Olimpiadi del '40 nel frattempo passate ai finlandesi sarebbero poi state annullate dal Cio per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

Ottant'anni dopo, stesso Paese, stessa città, lo sport è ancora al bivio.

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