Giroud, primo positivo. E dallo sport Usa arriva la chiamata ai vaccini

Nell'Nba vietati anche gli allenamenti. Us Open: Azarenka attacca. Il caso di Xhaka nella Svizzera

Giroud, primo positivo. E dallo sport Usa arriva la chiamata ai vaccini

La guerra dei tamponi ha steso anche Olivier Giroud. Sono bastati due gol, qualche abbraccio e un po' di aria italiana per farlo acchiappare dal Covid. Tranquilli, sta bene ed è in isolamento racconta il Milan che, fra l'altro, si prepara a riabbracciare Ibra, l'anno passato impegnato in un braccio di ferro con il virus, quest'anno con il recupero da una operazione al ginocchio. Meno tranquillo il campionato di calcio che registra il primo covidato della stagione. E qui il colto e l'inclita, fors'anche il no vax, capiranno che lo sport dovrà prendere una linea decisa: tutti vaccinati sennò a casa.

Negli Usa stanno prendendo le misure per il campionato Nba: a New York e San Francisco, per esempio, i giocatori non vaccinati non potranno entrare nelle arene salvo non siano provvisti di approvata esenzione medica o religiosa. E i giocatori di Knicks o Nets non potranno nemmeno allenarsi. Così pure le squadre femminili. Tutti sottoposti al rigido protocollo newyorkese imposto dal sindaco De Blasio. È un passo in avanti, la dimostrazione che bisogna difendersi in ogni modo dalla malattia e da eventuali portatori. E che bisogna difendere lo sport al servizio di una presa di coscienza: ovvero non ritrovarsi con campionati e gare così irregolari come nella scorsa stagione. E pure i giocatori dovranno prenderne atto, anche per rispetto dei loro club. Il caso degli Us Open di tennis, a Flushing Meadows, fa scuola al contrario: obbligo di vaccinazione al pubblico, non altrettanto agli atleti. Gli obiettori di incoscienza sono diversi, bacchettati anche da Victoria Azarenka, bielorussa ex numero uno del mondo, che ha ritenuto perlomeno bizzarra questa disparità. Con conclusione ineccepibile: «Tutti noi vogliamo essere al sicuro e continuare a fare il nostro lavoro. Vedo, invece, che argomentazioni fondate mancano a molti giocatori che dovrebbero essere informati sui fatti». Dunque studiate e imparate. Quest'anno la presa di coscienza è globale. E la schiera No vax non ne esce gran bene. La Svizzera calcistica ha evitato problemi, per le qualificazioni mondiali, nonostante la positività di Xhaka, unico non vaccinato. «Grazie al possesso di Green pass, il resto dei componenti non sarà messo in isolamento» ha recitato il comunicato della federazione. E chi vuol capire, capisca.

Ovviamente anche nello sport abbondano teste cocciute. Se, per esempio, nella Premier la vaccinazione sarà obbligatoria entro il 1° ottobre e chi non si vaccinerà non giocherà. Negli altri campionati inglesi (Championship, League One e League two) c'è resistenza: un calciatore su tre non è vaccinato e non intende farlo, racconta il Daily Telegraph.

Il discorso Premier va in sintonia con le regole Nba: due campionati all'avanguardia e che, guarda caso, devono render conto anche alle ragioni del business. In Nba, 9 giocatori su 10 sono vaccinati. Il calcio dovrà adeguarsi: per sport o per business.

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