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Goolaerts vittima del ciclismo facile

Il ct azzurro del ciclismo, Davide Cassani, sul dramma che ha colpito Goolaerts: "Non sono corse da tutti e per tutti. In Italia esami top, in Belgio non c'è l'obbligo"

Goolaerts vittima del ciclismo facile

Il ciuffo biondo, gli occhi scuri come le pietre della Roubaix. Ci resterà per sempre negli occhi il sorriso gentile di Michael Goolaerts, morto ieri sul pavé della regina delle classiche. Un sorriso pieno, luminoso, che risplende su un volto da studente modello: un gran bel ragazzo, di 80 chili distribuiti su 186 centimetri. Fisico possente, all'apparenza resistente, sorretto da quella giovinezza che ti fa sentire invulnerabile e immortale: quindi pronto a tutto. Anche a correre una Roubaix, dopo aver sfidato i muri delle Fiandre, lui che ciclisticamente parlando, però, non è mai stato un drago.

Ha corso il Fiandre e la Roubaix solo per l'invito, che la Veranda's Willems ha ricevuto grazie all'uomo forte del team: Wout Van Aert, campione del mondo di ciclocross, talento emergente e di sicuro avvenire anche nelle corse su strada. «In Italia c'è la legge 82, che obbliga tutti coloro che vogliono praticare attività agonistica ad effettuare esami di idoneità agonistica spiega Davide Cassani, CT azzurro -: spirometria, elettrocardiogramma a riposo e da sforzo, ecocardiogramma. In Italia siamo all'avanguardia, forse i migliori in assoluto. In Belgio questo obbligo non c'è. E poi questa non era una gara qualsiasi, era la gara. Era la Roubaix, e non sono corse da tutti e per tutti. Forse è il caso anche di fermarci a pensare, a valutare alcune cose. Correre certe corse non deve e non può essere semplicemente un premio».

L'immagine di questo ragazzo belga a terra, caduto senza vita a 147 km dal traguardo per un arresto cardiaco, con le braccia spalancate come un cristo in croce, ha lasciato tutti senza fiato e parole. Fermo, immobile e privo di vita. Un'immagine straziante, che ha raggelato il sangue e i cuori di quanti amano lo sport, e non si capacitano di come sia possibile, ancora oggi, morire in questo mondo.

Nato a Lier, in Belgio, il 24 luglio del 1994, Goolaerts fidanzato con Dana, correva per la Veranda's Willems-Crelan, una piccola formazione Professional, di seconda divisione, diretta dall'ex pro' Nick Nuyens e capitanata dal tre volte campione del mondo di ciclocross Wout Van Aert. Era cresciuto con la passione per il ciclismo, e con le immagini di due corridori che lui aveva eletto a simbolo: Fabian Cancellara e Greg Van Avermaet. Amava anche la musica: Bon Jovi e i Guns N'Roses su tutto.

Da Under '23 entra nel vivaio di una delle formazioni più forti al mondo, quella della Lotto Soudal, ed è proprio in questo periodo che lui e altri compagni, partecipano a uno studio patrocinato dalla città di Hasselt, capoluogo della provincia fiamminga del Limburgo belga. L'argomento è proprio il cuore degli atleti: in quella circostanza il suo muscolo cardiaco sarebbe stato oggetto di esami approfonditi, senza mostrare anomalie. Quest'anno si è fatto notare alla Johan Museeuw Classic, una semi-classica belga (categoria 1.1), nella quale riporta un più che onorevole 9° posto.

Il tribunale di Canbrai, che ha confermato che la caduta è stata causata dall'arresto cardiaco, ha aperto un'inchiesta non penale (senza ipotesi di reato, un atto dovuto) per accertare le cause delle morte inattesa di un ragazzo di soli 23 anni.

Nei prossimi giorni l'autopsia.

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