Da ieri è ufficiale: il calcio italiano passa nelle mani del Coni e di Giovanni Malagò. Il segretario generale Roberto Fabbricini sarà commissario della Figc, il presidente, che ama le sfide difficili, ha deciso di gettarsi («per senso di responsabilità») nellafossa dei leoni della Lega di A, dove gli interessi sono divergenti e il tasso di incompatibilità è alto. E non tutti i patron della massima serie gradiranno la sua «invasione» di campo. Anche se - sottolinea Malagò - domani partirà comunque per PyeongChang dove il 9 inizieranno i Giochi invernali: «Ho un dovere morale e sportivo, ogni giorno ho impegni con gli atleti, il Cio e pure con gli sponsor. Con tutto il rispetto per il calcio, prima andrò in Corea». Fabbricini commissario ha un senso solo se lo si aggancia al commissariamento della Lega di A da parte diMalagòmedesimo: infatti, se non viene risolto una volta per tutte l’inghippo della componente più nobile del nostro pallone sarà difficile provvedere al resto. Malagò dovrà trovare una linea comune e ricostruire per intero il management. Una breve Giunta (poco più di un’ora) per allestire le squadre che proveranno a risollevare il pallone nostrano. Fabbricini avrà come vice l’ex milanista Alessandro Costacurta - che si occuperà del Club Italia e terrà le «consultazioni» per il prossimo ct della nazionale - e l’avvocato Cassazionista Angelo Clarizia, docente di diritto amministrativo all’Università romana de «La Sapienza».Ad affiancarli Massimo Proto, membro della commissione che studia il tema statuti e regolamenti, e Alberto De Negro, presidente del collegio sindacale del Coni. AMilano Malagò si avvarrà della collaborazione di Paolo Nicoletti (già vice commissario con Tavecchio) e dell’ex calciatore Bernardo Corradi, attualmente nello staff tecnico dell’Under 17 («una persona di campo e pulita che può raccontare ai presidenti di A anche le esigenze dei calciatori»). «Il criterio è molto chiaro: queste persone hanno un denominatore comune, nessuno ha un precedente con la Figc che è stato l’organo più commissariato dal Coni negli ultimi 30 anni e per di più non è riuscito a eleggere un presidente neppure alla quarta votazione pure con tre candidati», ha sottolineato Malagò. Sei mesi (come da statuto) i tempi dei due commissariamenti - anche se a naso potrebbero essere il doppio - nei quali le cose da fare sono tante. A cominciare dalla scelta del ct (a Roma) passando per i diritti tv da assegnare - si tratta ancora con Mediapro ma si studia un altro bando, ndr - e per la nomina della nuova governance della Lega di A.Roberto Fabbricini, uomo che da anni lavora con il Coni e da 5 è segretario generale (e il 12 marzo diventerà presidente della Coni Servizi, ruolo non incompatibile con quello di commissario Figc), assicura di non essere un «carneade» e la sua storia sportiva lo dimostra. «Mia moglie dice che quando morirò, sulla mia bara ci saranno i cinque cerchi...», ha scherzato. Già oggi sarà in via Allegri per i primi contatti con il personale federale, poi partirà anche lui per la Corea dove resterà però solo fino all’11 («giusto il tempo della cerimonia inaugurale e forse seguire la discesa libera maschile»). «Avrò bisogno del sostegno e dell’esperienza di tutti. Per me è un grande onore mettersi al servizio dello sport, vogliamo dare al calcio il ruolo che merita», così il nuovo commissario Figc. Malagò sarà invece oggi a Milano per un primo contatto con Nicoletti (che gestirà la prima fase della gestione commissariale e che molti indicano come il prossimo presidente di Lega). «Sarei felice se quando sarò tornato dalla Corea, avessero risolto tutto, ma non credo che avverrà...», ha detto sorridendo.
Annunciando poi che nella Giunta del prossimo 12 marzo «decideremo la quota degli extracomunitari, ovviamente con una ripartizione fra le federazioni. Ancora non conosco il numero preciso ma ci sarà una riduzione che riguarderà gli sport di squadra, basket, volley ma anche e soprattutto il calcio che dovranno necessariamente abbassare questa quota».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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